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Il prete che incita a occupare casa

Appello alle famiglie bisognose a Como: "C'è la lista degli alloggi sfitti, vi do una mano"

Il prete che incita a occupare casa

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Il prete che incita a occupare casa

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Ero senza casa e mi avete incitato ad occuparla abusivamente. Deve suonare più o meno così, il messaggio evangelico aggiornato e rivisto da don Giusto Della Valle, prete rivoluzionario di Como tornato alla ribalta con un nuovo fiammeggiante editoriale («Una lotta perché tutti abbiano casa») pubblicato su un periodico ecclesiastico locale.

Uomo di Chiesa evidentemente più incline all'azione che alla preghiera, sulle colonne del suo bollettino parrocchiale, «Il Focolare», don Giusto ha letteralmente firmato un appello a «occupare» casa, proponendosi oltretutto di aiutare chi fosse intenzionato a raccogliere il suo invito. «Darò loro una mano ad entrare - si legge - presenterò loro i vicini di casa, li inviterò a rispettare le regole del condominio e se dovessero esserci sospensioni di energia elettrica chiamerò in aiuto l'elemosiniere del Papa Francesco».

L'articolo si riferisce chiaramente, ma senza ombra di ironia, al caso del cardinale Konrad Krajewski che nel 2019, a Roma, tolse i sigilli ai contatori di un palazzo a due passi da San Giovanni, riallacciando l'elettricità a un gran numero di alloggi abusivamente occupati da centinaia di famiglie che avevano accumulato un'enorme morosità con l'azienda fornitrice di elettricità.

Illuminato da questo intervento - non divino, ma porporato - anche don Giusto ha pensato di doversi mettere a disposizione nel segno della disobbedienza. Non è difficile immaginare il pandemonio che ne è venuto fuori in riva al lago, tanto che perfino il sindaco di Como Alessandro Rapinese - un amministratore civico che ha uno stile istituzionale non certo improntato alla pavidità - stavolta ha deciso di sottrarsi a ogni reazione, opponendo un fermo «no comment», «grosso come una casa».

Eppure il prete comasco è tutt'altro che uno sprovveduto. Referente della Pastorale diocesanana dei migranti, sacerdote delle comunità di Rebbio e Camerlata, alle porte del capoluogo, l'ex missionario aveva già riscosso una certa notorietà alcuni mesi or sono, con un altro articolo sul bollettino parrocchiale. In quel caso aveva rivolto ai fedeli una sorta di invito all'obiezione di coscienza fiscale antimilitarista, incitando personalmente «a non pagare la parte delle nostre tasse che finisce in spese militari».

Stavolta aveva deciso di occuparsi di emergenza abitativa. E la ricetta che è venuta fuori non è molto diversa. In quella che il giornale ha definito modestamente la sua «riflessione», don Giusto premette che la «situazione di famiglie senza un'abitazione richiede uno sforzo comune», e avanza tre proposte.

Le prime due sono rivolte ai sindaci. La prima è che si facciano «portavoce di chi ha diritto alla casa», la seconda è un invito ad affidare casa non all'Aler (l'azienda regionale) ma alle associazioni, e la terza - come detto - «come ultima opzione», eccola qui: «Se qualche famiglia avente diritto alla casa si trovasse messa in strada, propongo di passare in casa parrocchiale a Rebbio perché le si dia la lista degli appartamenti comunali vuoti dei nostri quartieri (Via Spartaco o Via Turati in primis) affinché ciò che ingiustamente non viene dato venga occupato».

«Saluti cari - ha concluso come un no global qualsiasi - e buona lotta perché tutti abbiano casa».

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