Da Prodi a D'Alema quel vizio a sinistra di fare affari con Stati esteri dai molti buchi neri

Il vizietto per lobby e affari accomuna tutti gli ex segretari del Pd e leader storici della sinistra italiana

Da Prodi a D'Alema quel vizio a sinistra di fare affari con Stati esteri dai molti buchi neri

Il vizietto per lobby e affari accomuna tutti gli ex segretari del Pd e leader storici della sinistra italiana. Da Romano Prodi a Enrico Letta. Tutti i capi passati di quel mondo, smessi i panni della politica, si sono tuffati nel dorato mondo delle consulenze per Nazioni estere e delle relazioni internazionali. Chi alla luce del sole e chi in modalità più o meno segrete. Sono attività molto redditizie a giudicare dalle dichiarazioni patrimoniali, schizzate verso l'alto, non appena Letta e D'Alema hanno mollato la poltrona da capo di partito. Avversari duri ai tempi del Pd, come D'Alema, Renzi e Prodi, sembrano oggi avere in comune la vita da lobbista.

Massimo D'Alema, ex presidente del Consiglio ma soprattutto a lungo leader indiscusso della sinistra italiana, dopo la rottamazione renziana che l'ha buttato fuori dalla vita politica, si è lanciato, con risultati molto interessanti, nel mondo degli affari. È lui stesso che nell'intervista a Tommaso Labate per il Corriere della Sera ammette di essere tra i consulenti della cordata di investitori che vuole acquisire la raffineria Isab di Priolo. Una cordata con al centro l'uomo d'affari qatarino Ghanim Bin Saad Al Saad, a fianco di investitori italiani. D'Alema è il ponte con il governo italiano (prima Draghi oggi Meloni). Però nell'intervista al Corriere tiene a ribadire: «Io però non faccio né l'affarista né il lobbista. Da diversi anni ho un'attività di consulenza prima di avviare la quale, è agli atti, ho scritto al segretario Speranza una lettera di dimissioni dagli organismi dirigenti di Articolo 1. Non ci sono nel mio caso porte girevoli. Ma diverse stagioni nella vita che devono essere scandite da un rigido principio di incompatibilità. Io le ho scandite». Messaggio chiaro. D'Alema è stato però il consulente di un'altra operazione finanziaria che non è andata a buon fine: una compravendita tra Italia e Colombia di mezzi da guerra prodotti da Leonardo-Finmeccanica. Il governo di Bogotà stava trattando con Roma l'acquisto di due sommergibili prodotti da Fincantieri e di alcuni aerei di Leonardo. A un certo punto in questa negoziazione sarebbe entrato, nel ruolo di intermediario il lider Maximo. Un altro ex capo del Pd, Matteo Renzi, si muove bene nel campo delle relazioni internazionali e degli incarichi in società di Paesi esteri. Lo fa in chiaro, alla luce del sole. Passando dalla Russia all'Arabia Saudita. Nulla da nascondere, tutto fatturato.

Il pioniere tra i lobbisti di sinistra è sicuramente Romano Prodi. L'ex presidente del Consiglio e fondatore dell'Ulivo ha costruito una rete di rapporti culturali e lavorativi con Pechino. I libri e le lezioni di Prodi spopolano nelle università cinesi. Ma non solo: negli anni il professore è stato uno dei più convinti sostenitori dell'espansione commerciale e finanziaria della Cina in Italia ed in Europa. Nell'aprile scorso la Verità ha svelato la spinta di Prodi per la produzione in Emilia di auto di lusso made in China. Scorrendo l'elenco dei segretari dem, con il vizietto per gli affari, spunta Enrico Letta, ancora in carica fino al prossimo congresso. L'ex premier nel suo esilio parigino annega l'amarezza tra società cinesi e francesi. Per due anni Letta è stato in Publicis, colosso pubblicitario francese criticato per i rapporti con i sauditi.

E poi è stato anche vicepresidente per l'Europa occidentale del veicolo di investimento cinese ToJoy. Tutte lobby e gruppi di interesse che cercano di bussare alla porta dei leader politici. Al Nazareno la porta sembra essere sempre aperta.

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