Prof licenziata perché trans: la scuola dovrà risarcirla

L'avevano guardata subito con sospetto. Poi erano passati all'azione decidendo di far fuori la professoressa Giovanna Cristina Vivinetto perché transessuale

In foto, Giovanna Cristina Vivinetto (immagine da Facebook)
In foto, Giovanna Cristina Vivinetto (immagine da Facebook)

L'avevano guardata subito con sospetto. Poi erano passati all'azione decidendo di far fuori la professoressa Giovanna Cristina Vivinetto perché transessuale.

Un processo lapidario quello dei vertici dell'Istituto paritario Kennedy di Roma, che avevano ritenuto la donna non adatta a ricoprire il ruolo di insegnante dopo tre settimane dall'assunzione. Ora il Tribunale ha riconosciuto «l'illegittimità del recesso della scuola dal contratto di lavoro». Il giudice ha riconosciuto che le ragioni che hanno indotto la scuola a risolvere il rapporto di lavoro con la Vivinetto erano collegate alla sua condizione di transessuale. Così il Kennedy è stato condannato a risarcire la docente con circa 11mila euro, che corrispondono agli stipendi che avrebbe percepito fino al termine del contratto di collaborazione.

La professoressa, che aveva allora 25 anni, nell'autunno del 2019, dopo aver già vinto il premio Viareggio opera prima con la raccolta «Dolore minimo» era stata cacciata via dal Kennedy. «All'inizio mi dissero che i genitori si erano lamentati del fatto che spiegavo troppo velocemente e che ero indietro nel programma - ha denunciato l'insegnate -. Successivamente un ex compagno dell'università era stato chiamato dalla stessa scuola per un colloquio di lavoro. In quell'occasione gli avevano chiesto di togliersi il piercing, spiegandogli che erano rigidi, tanto da aver licenziato la professoressa di Lettere perché transessuale».

Così la Vivinetto ha intentato la causa civile, che ha vinto il 2 novembre. «Durante il processo sono stata dipinta come una scansafatiche e depravata - ricorda la professoressa -. Una mamma di un'alunna che non era della mia classe ha testimoniato addirittura che la figlia aveva sentito da altre persone che facevo domande di natura sessuale ai ragazzi. Naturalmente l'ho querelata.

Fa sorridere perché è come l'ignorante medio dipinge la persona transessuale: fissata con il sesso, iper sessualizzata e altri pregiudizi simili». Oggi lavora come insegnate di sostegno di ruolo in una scuola media e brinda alla sentenza apripista.

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