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Profanata la sinagoga di Stefano Tachè, ucciso a due anni da terroristi palestinesi

Oltraggiata la targa del bimbo vittima dell'attentato dell'82. La firma "antisionista". Mattarella telefona alla Comunità

Profanata la sinagoga di Stefano Tachè, ucciso a due anni da terroristi palestinesi
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Eccolo, l'"antisionismo". L'orrore di un imbrattamento che annerisce il nome di un bambino di due anni. Avrà due anni per sempre, Stefano Gaj Tachè, e il suo nome è quando di più caro ci sia per gli ebrei di Roma.

Eppure, l'altra notte, in via di Villa Pamphili, all'indomani dell'ennesima manifestazione contro Israele, qualcuno ha voluto cancellarlo il nome di Stefano, un "nostro bambino" un "bambino italiano" come lo ha ricordato il presidente Sergio Mattarella nel giorno del suo insediamento.

Chi ha potuto compiere un gesto così disumano? "Monteverde antisionista antifascista" è la firma con lo spray nero degli imbrattamenti contro la piccola sinagoga intitolata a Stefano e profanata da ignoti che si professano "antisionisti" ed evidentemente interpretano così la loro militanza "antifascista".

Quel bimbo italiano, il 9 ottobre 1982 fu ucciso da un commando di terroristi palestinesi, davanti al tempio maggiore della Capitale. Era un giorno di festa e una bella giornata. Il cielo fu squarciato da bombe a mano e raffiche di mitra. I terroristi uccisero Stefano e ferirono il fratello Gadiel, che aveva 4 anni. Altre 38 persone furono ferite. L'attentato di Roma arrivò dopo una campagna di odio che per molti versi ricorda quella attuale. Anche allora c'era chi chiedeva agli ebrei di rinnegare Israele, in quei giorni impegnato nella drammatica guerra del Libano. Anche allora la sinistra voltò le spalle agli ebrei. Nel corso di una manifestazione dei sindacati, a giugno, una bara era stata lasciata davanti alla sinagoga. E in questi mesi, molti hanno evocato quei giorni del 1982, le parole di odio e gli atti di teppismo politico che furono il preludio della violenza. Hanno evocato quel clima, rivedendolo oggi.

Il presidente della Comunità ebraica di Roma Victor Fadlun, denunciando la profanazione della sinagoga fa riferimento alla mobilitazione e all'odio di oggi. L'azione "si inserisce in un clima intimidatorio" scandisce, ricordando "l'attacco alla sede della Stampa di Torino".

Il presidente Mattarella ha telefonato ieri pomeriggio a Fadlun per esprimergli "vicinanza e solidarietà" dopo il "grave gesto intimidatorio compiuto alla sinagoga di Monteverde". Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha manifestato "la vicinanza", sua e del Senato e il presidente della Camera Lorenzo Fontana ha dichiarato che "contrastare l'odio" è "un dovere".

"L'antisemitismo - avverte Fadlun - è diventato uno strumento di contestazione politica. Il più abietto possibile.

Confidiamo nelle forze dell'ordine e chiediamo un intervento forte del governo per fermare questa spirale d'odio".

Il paradosso più crudele e vile è che quest'odio, l'odio "antisionista", lo stesso odio del 1982, si sia accanito di nuovo contro quel bambino, contro quel nome. Contro "il nostro bambino", Stefano Tachè.

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