Cultura e società

Provocazione dell'allenatore di sollevamento pesi. Gareggia contro le donne per protesta anti-gender

Il canadese Silverberg e la sfida alle regole che permettono competizioni impari

Provocazione dell'allenatore di sollevamento pesi. Gareggia contro le donne per protesta anti-gender

«E adesso come la mettiamo? Diciamo che oggi pomeriggio mi sento femmina anche io. E ti faccio vedere». L'altroieri un massiccio signore canadese si è sdraiato su una panca, e insieme a un bilanciere con 167 chili di peso ha sollevato il velo su uno dei grandi temi che agitano il mondo dello sport femminile: l'irruzione, in nome della scelta di genere, di femmine che femmine non sono.

Di uomini che si autoproclamano donne, e che vengono ammessi, in nome dell'inclusività, a gareggiare contro le femmine. Nelle discipline dove la potenza fisica è cruciale, la conseguenza è ovvia: fanno terra bruciata, vincono le gare, distruggono record. E spingono all'abbandono le femmine nate tali. Il signore che ha scelto, andandosi a sdraiare sulla panca, di aprire ufficialmente la polemica si chiama Alvi Silverberg, di mestiere allena le sollevatrici di peso. Il suo gesto aveva due bersagli precisi. Uno è Anne Andres, un giovanotto grande e grosso che da qualche tempo ha deciso di sentirsi femmina, è stato ammesso a gareggiare con le ragazze e aveva da poco realizzato il record di sollevamento da panca nello Stato dell'Alberta nella categoria femminile sopra gli 84 chili.

Ma il vero nemico è la Cpu, la federazione canadese, che ha deciso di consentire la scelta di sesso anche a maschi non operati, e che presentano livelli di testosterone da maschi. Proprio il livello di ormoni maschili è considerato da altre federazioni lo spartiacque, e consente il passaggio di genere agli atleti che, in seguito alle terapie, scendono al di sotto di una soglia standard. La neozelandese Laurel Hubbard, la prima transgender a partecipare alle Olimpiadi, ha potuto farlo proprio per i livelli sotto soglia di testosterone. Ma le associazioni Lgbt protestano, considerano la analisi degli ormoni una discriminazione, e si vedono dare ragione da federazioni come quella canadese, che si accontenta dell'autocertificazione. Risultato: il record realizzato da Anne Andres, è destinato a restare inattaccabile dalle femmine vere (ma rapidamente sgretolato dall'allenatore Silvelberg). A protestare per la presenza di Andres nelle competizioni era stata recentemente un'altra campionessa come April Hutchinson, che in febbraio avrebbe dovuto affrontare il collega a Vancouver, e si è rifiutata di farlo. Stessa scelta aveva fatto Kristine Bayntun, che dopo anni di competizioni era stata battuta da Andres alla sua prima gara. D'altronde nel luglio scorso Andres ha vinto una gara sollevando 259 libbre, la seconda classificata si è fermata a 198,4: un distacco che rischia di uccidere qualunque competizione.

Lui, Andres, reagisce sfottendo le avversarie, «il problema non sono io che sono un tranny freak, un matto trans, ma sono le donne che sono troppo scarse sulla panca. Solleva più chili mio figlio». Ma il problema non riguarda solo l'atletica pesante, a venire insidiate non solo da ex maschi ma da maschi a tutti gli effetti sono atlete di quasi tutte le discipline, specie dopo che il Cio in vista dei Giochi del 2024 ha raccomandato che «gli atleti dovranno essere ammessi alle competizioni nella categoria che meglio risponde alla loro identità di genere autodeterminata».

Una leggenda come Sebastian Coe, oggi presidente della federazione mondiale di atletica, ha risposto lanciando un allarme esplicito: «Rischiamo di avere una generazione di ragazze che pensano che non ci sia un futuro per loro nello sport».

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