
La Diplomazia del Panda è roba d'antiquariato. Oggi si parla di Drago, Elefante e Orso uniti contro l'Aquila di mare. La 25esima edizione della Shanghai Cooperation Organization (Sco) si è aperta a Tianjin all'insegna delle suggestioni del simbolismo, ma tra le righe non è difficile leggere la volontà di Cina, India e Russia di unire ulteriormente le forze per creare una vigorosa alternativa politica, economica e militare, adeguata nel rispondere per le rime all'Occidente, e in primis agli Stati Uniti. La Sco, un forum di promozione su sicurezza e cooperazione nella regione eurasiatica, viene quindi presentata da Pechino come contrappeso alla Nato e prova generale di un nuovo ordine globale.
La Cina ha spinto per una più stretta e ampia collaborazione tra i suoi attuali 10 membri (Bielorussia, Cina, India, Iran, Kazakistan, Kyrgyzstan, Pakistan, Russia, Tajikistan e Uzbekistan), ampliando il vertice a osservatori esterni strategici come Emirati Arabi, Arabia Saudita, Egitto e Turchia. Xi e il premier Narendra Modi concordano sul fatto che i due Paesi più popolosi del mondo "sono partner di cooperazione, non rivali". Il vice ministro degli Esteri Liu Bin spiega che "verrà firmata la Dichiarazione di Tianjin, una strategia di sviluppo decennale, fondata su temi chiave come diplomazia di vicinato, più cooperazione regionale, rafforzamento istituzionale e contrasto alle minacce transnazionali".
Il linguaggio burocratico viene però sbriciolato dal presidente Xi Jinping, che non nasconde mire espansionistiche, "si parte dall'Asia per raggiungere Europa e Africa", e sembra rivolgersi al conflitto russo-ucraino e alle politiche di Trump quando aggiunge che "cambiamenti globali mai visti da un secolo a questa parte stanno accelerando, e i fattori di instabilità, incertezza e imprevedibilità aumentano visibilmente. La nostra responsabilità è salvaguardare pace e stabilità. Promuovere lo sviluppo e la prosperità dei Paesi membri è quindi ancora più rilevante". L'incontro si svolge a tre giorni dalla grande parata militare di Pechino per celebrare gli 80 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, dove per l'occasione si unirà anche il presidente della Corea del Nord Kim Jong-un.
Il Cremlino ha annunciato che oggi Putin vedrà Modi, nel primo faccia a faccia tra i due leader dall'introduzione da parte di Washington di dazi del 50% sulle esportazioni di Nuova Delhi, in risposta agli acquisti di greggio russo, che l'India rivendica nel quadro della propria sovranità. In agenda anche i faccia a faccia con il presidente turco Erdogan, che a Putin potrebbe offrire la mediazione della Turchia, e l'iraniano Pezeshkian, che ha gettato benzina prima ancora che si accendesse qualsiasi fuoco spiegando di trovarsi in Cina "per affrontare e risolvere il problema del totalitarismo Usa e di parte dell'Europa". La guerra dei 12 giorni evidentemente non è stata ancora digerita da Teheran.
Putin, accolto con tutti gli onori da Xi Jinping, ha condannato la militarizzazione europea, e ha anche parlato del ferragosto sui generis con Trump in Alaska per il dossier Ucraina, evocando un nuovo ordine mondiale alternativo a quello occidentale. "Sono stati i nostri cittadini a sopportare le maggiori difficoltà nella lotta contro gli invasori e a svolgere un ruolo decisivo nella sconfitta del nazismo", ribadendo che Russia e Cina condannano qualsiasi tentativo di distorcere la storia della Seconda Guerra mondiale. Ma ecco il piatto forte: "Noi, Cina e India siamo potenze stabilizzatrici. Abbiamo una visione globale, la creazione in Eurasia di un'architettura di sicurezza equa e indivisibile". Lo zar di Mosca ha poi avuto un colloquio nella guest house con Xi sui recenti contatti tra Russia e Usa e sullo stato delle relazioni.
"La scelta giusta è che la Cina e l'India diventino amici", ha detto Xi all'omologo indiano Modi. È il primo incontro dopo sette anni, e si identifica come pietra miliare in un nascente riavvicinamento, propiziato dalle frizioni condivise con gli Usa (dazi e guerra commerciale).
"Il Drago e l'Elefante devono far la pace, i due Paesi più popolosi del mondo devono essere amici", ha poi chiosato, forte dei 3 miliardi di abitanti sull'asse Pechino-New Delhi. Il padrone di casa ha quindi conversato con Erdogan su Kiev, Gaza e su misure di sviluppo in Siria. Oggi il piatto forte.