
Un nemico alle porte, uno lontano e uno (anzi tre) che tramano dall'interno. Il vertice in Cina conferma che gli equilibri stanno cambiando e per la vecchia Europa i problemi continuano a moltiplicarsi. Quello lontano, Xi Jnping, lavora per creare un asse anti-occidentale composto da Paesi sotto la sua influenza. Quello vicino, Vladimir Putin, continua nella sua guerra di invasione e cerca sponde qua e là. Quelli interni, lo slovacco Robert Fico e il serbo Aleksandar Vucic oltre al solito Viktor Orbán, si disallineano nel momento più importante della storia recente e bussano alle porte della nuova alleanza. Sullo sfondo, ma nemmeno troppo, il conflitto in Ucraina e un nuovo pericoloso giro di legami di interesse.
A recitare la parte del più forte ieri in Cina è stato Putin, che ha parlato a 360 gradi a partire dalla sua guerra attuale e rassicurando, almeno a parole su quelle future e potenziali. "Per quanto riguarda i piani aggressivi della Russia nei confronti dell'Europa, voglio sottolineare ancora una volta che si tratta di una totale assurdità, priva di qualsiasi fondamento", ha detto lo Zar parlando di "isteria riguardo al presunto piano della Russia di attaccare", per poi perdere del tutto credibilità quando afferma che "la Russia non ha mai avuto, non ha e non avrà mai il desiderio di attaccare nessuno", dimenticando (ma guarda un po') la guerra d'invasione in corso in Ucraina. Su cui Putin ha preso di nuovo posizione. "Sull'adesione dell'Ucraina all'Ue, non ci siamo mai opposti. Per quanto riguarda la Nato, è un'altra questione. Qui stiamo parlando di garantire la sicurezza della Federazione Russa, e non solo oggi", ha detto, aggiungendo che "è possibile trovare un consenso sulle garanzie di sicurezza per l'Ucraina. Ci sono delle opzioni, questo è stato anche oggetto della nostra discussione ad Anchorage con Trump. E mi sembra che qui ci sia la possibilità di trovare un consenso". Un'apertura, da vedere se reale o, per l'ennesima volta, soltanto di facciata, mentre chiede di tagliare le forniture di gas europee a Kiev e il vertice con Zelensky continua a slittare e il conflitto non si ferma.
Ad avvicinarsi allo Zar, oltre a Orbán che lo ha dimostrato a più riprese, arrivano una volta di più i leader di Slovacchia e Serbia, colonne russe in Europa. Lo slovacco Fico ha detto che vedrà Zelensky dopo aver visto Putin ma ha usato parole destabilizzanti per l'Europa. "Si sta creando un nuovo ordine mondiale. Essere parte di queste discussioni significa sostenere il dialogo e non comportarsi come un bambino offeso. È così che si comportano l'Unione Europea e i suoi rappresentanti", di cui teoricamente anche il suo Paese fa parte. Fico inoltre, usando parole al miele per Putin, ha detto che vede un grande potenziale nella collaborazione con la Russia nel settore energetico. Proprio quella che l'Europa vuole chiudere definitivamente dopo l'invasione in Ucraina. Sulla stessa linea anche il serbo Vucic che anzi si vanta del fatto che il suo Paese "è stato l'unico in Europa a non aver imposto alcuna sanzione alla Federazione russa. Spero che avremo la possibilità non solo di preservare ma anche di migliorare taluni aspetti della collaborazione. L'energia è per noi un settore estremamente significativo, e le forniture di gas sono per noi molto importanti", ha detto in pieno conflitto con Bruxelles. Non solo. Vucic ha promosso la costruzione di nuovo un oleodotto insieme all'Ungheria di Orbán per "rafforzare la collaborazione della Serbia con la Russia in campo energetico. Tutte le compagnie russe sono benvenute in Serbia", senza dimenticare di ringraziare caldamente Putin per l'amicizia e la collaborazione. Secca la replica di Bruxelles contro Fico e non solo: "Non parla a nome nostro, non ci rappresenta"
In tutto questo, l'azionista di maggioranza della nuova potenziale alleanza, Xi Jinping, si sfrega le mani e continua a muovere i fili di quei Paesi che in un modo o nell'altro rientrano nella sua sfera di interesse. Xi ha accolto Putin nella Grande sala del popolo di Pechino definendolo un "vecchio amico", aggiungendo che "le relazioni Cina-Russia hanno resistito alla prova delle mutevoli circostanze internazionali" e confermando quello che rimane "un buon esempio di amicizia tra vicini, di coordinamento strategico globale e di cooperazione reciprocamente vantaggiosa".
Il manifesto di Xi e della Cina è chiaro: "La mia iniziativa di governance globale mira a collaborare con tutti i Paesi che condividono gli stessi ideali per sostenere con fermezza scopi e principi della Carta dell'Onu e promuovere la costruzione di un sistema di governance globale più giusto ed equo", vale a dire un'alleanza sino-centrica in chiave anti-Nato. All'insegna dell'ambiguità.