
Solo un docente su dieci viene allontanato dalla scuola quando incappa in un provvedimento disciplinare. Quindi è davvero raro arrivare alle maniere forti contro un prof, per tradizione lo si fa solo nei casi più gravi. In questa piccola percentuale rientra Stefano Addeo, autore del post con le minacce alla figlia della premier Meloni, sospeso dall'ufficio scolastico regionale della Campania. Non basta, secondo il leader di Italia Viva, Matteo Renzi: «Per me va licenziato. Dicono: eh, ma il prof ha ingerito delle pasticche. Sono favorevole a tutte le cure possibili. Ma l'atteggiamento di chi scrive certe cose per me non è compatibile con la funzione educativa». Anche per Forza Italia, il provvedimento è blando: «La sospensione del professore campano autore di un messaggio riprovevole rivolto alla figlia della presidente Meloni è un primo passo. Non sufficiente - dice l'azzurra Isabella De Monte - Io credo che per il bene del docente e soprattutto dei suoi allievi, non si facciano sconti».
Ma qual è il trend dei provvedimenti disciplinari nella scuola? Il Centro studi enti locali ha elaborato i dati 2023 del ministero della Funzione pubblica e li ha paragonati con gli anni precedenti. Negli ultimi 5 anni, nel comparto scuola ci sono stati 1.650 casi di licenziamenti o sospensioni, solo l'11% del totale dei procedimenti disciplinari nella Pubblica Amministrazione. Le sanzioni gravi - che vengono intese come licenziamento e la sospensione dal servizio - a insegnanti e personale Ata, sono però in netta discesa: si è passati dal 28% di casi del 2018 ad appena il 6% del 2023. In quell'anno tre persone sono state licenziate per comportamenti gravi. E 130 lavoratori della scuola sono stati sospesi. Un calo che corrisponde a un miglioramento della condotta generale del personale? La percentuale di procedimenti disciplinari che si sono conclusi con l'archiviazione o il proscioglimento è rimasta invece invariata nel tempo, ed è pari a circa il 30%.
Le sanzioni gravi nei Ministeri sono invece aumentate, quasi raddoppiate, passando dal 31% del 2018, al 55% del 2023. In tutto sono oltre 15mila dipendenti pubblici che tra il 2018 e il 2023 hanno subito in procedimenti disciplinari che si sono concretizzati in provvedimenti sanzionatori gravi, come sospensione o licenziamento. Nel 2023 sono stati 657 i dipendenti pubblici licenziati, erano stati 384 nel 2018. Quelli sospesi a causa di varie negligenze sono stati in tutto 2.214. La maggior parte delle «persone licenziate e sospese nel mondo pubblico provengono prevalentemente da ministeri e comparto sanitario».
La prima causa di licenziamento dei dipendenti pubblici, per il 35 per cento dei casi, riguarda le assenze ingiustificate dal servizio: «Dipendenti che non hanno comunicato che non si sarebbero presentati a lavoro, che hanno giustificato la loro assenza con un certificato medico falso o che attestava una malattia inesistente», scrive il Centro studi enti locali.
Al secondo posto, per il 33 per cento, c'è la categoria licenziamenti connessi a dei reati, e nel 26% dei casi, «l'inosservanza di disposizioni servizio, la negligenza, le false dichiarazioni o un comportamento scorretto verso superiori, colleghi e utenti». Tra le ragioni anche l'irreperibilità in occasione della visita fiscale per malattia.