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Quei veleni sulle nomine della Guardia di Finanza

Veline e veleni sporcano di fango la nomina al vertice della Guardia di Finanza

Quei veleni sulle nomine della Guardia di Finanza

Veline e veleni sporcano di fango la nomina al vertice della Guardia di Finanza. Secondo i ben informati, i candidati più accreditati a sostituire il comandante generale della Guardia di Finanza Giuseppe Zafarana, nominato alla presidenza di Eni, sarebbero almeno tre o quattro illustri nomi: il capo di stato maggiore del Comando generale, Francesco Greco; il generale Umberto Sirico che oggi guida i reparti speciali Gdf (anche se un avvicendamento in parallelo con incarichi così operativi rendono l'operazione complessa); il comandante interregionale della Guardia di Finanza dell'Italia Nord Occidentale Fabrizio Carrarini, già vice capo di gabinetto del Mef ai tempi di Roberto Gualtieri. Con un outsider di lusso, il comandante in seconda della Gdf Andrea De Gennaro, il cui «difetto» è quello di essere il fratello dell'ex capo della Polizia e dei servizi Gianni De Gennaro, figura molto ascoltata dall'esecutivo assieme all'ex generale Gdf Nicolò Pollari.

Ecco perché è su Carrarini, che oggi guida 10 mila finanzieri di Lombardia, Piemonte, Liguria e Valle D'Aosta, che si sono concentrati gli strali del Domani, quotidiano edito da Carlo De Benedetti, che ha ripescato un'archiviazione vecchia di un mese e l'ha trasformata in una pietra d'inciampo. È vero che il generale era stato iscritto nel registro degli indagati per rivelazione di segreto, perché avrebbe avvertito Goffredo Zaccardi, il capo di gabinetto del ministro Roberto Speranza, di un blitz al ministero per acquisire materiale utile alle indagini sulla gestione della prima fase della pandemia condotta dai pm di Bergamo. «Garbo istituzionale», ricorda il Domani, tanto che il generale era stato subito sentito e aveva offerto «inoppugnabile documentazione», poi è stato archiviato «su richiesta dei pm di Roma, immediatamente accolta dal Gip», sottolinea il legale di Carrarini, Francesco Bergamini. Che definisce «sconcertante» questo tentativo di azzoppamento. Per il Domani Carrarini sarebbe «troppo vicino al centrosinistra». Niente di più lontano dalla realtà. L'informativa Gdf di Bergamo che risponde al Comando di Milano contiene quasi 3mila pagine di chat che mettono in scacco il sistema Pd-M5s sulla pandemia. Almeno il 10% della voragine da 9 miliardi nei conti pubblici che i bonus edilizi voluti da Giuseppe Conte rischiano di creare - a vantaggio della criminalità - li ha scoperti la Finanza al Nord, tra Milano e Brescia, che da sola ha recuperato quasi 700 milioni. Indagini che hanno contribuito a danneggiare la credibilità del centrosinistra e che rischiano di travolgere l'esecutivo giallorosso sulla pandemia. Che la nomina sia di peso lo scrive il Foglio: «Al di sopra di questo incarico c'è solo il Colle». Dagospia ci ricama sopra: «Chiunque sia, deve piacere al Quirinale».

Chi c'è dietro l'attacco a orologeria? Perché far passare come colpa un'archiviazione? Perché presumere vicinanze politiche? E perché un giornale non proprio di centrodestra vorrebbe «avvisare» Giorgia Meloni? Forse la manina che ha recapitato la polpetta avvelenata non ha fatto bene i suoi calcoli. I presagi dell'Ingegnere hanno il potere di verificarsi.

Esattamente al contrario.

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