
Ci sono altri quattro carabinieri che rischiano il processo nell'indagine sulla morte di Ramy Elgaml, il 19enne egiziano che si è schiantato in scooter, dopo un inseguimento di 8 chilometri da parte dei militari, nel quartiere Corvetto a Milano lo scorso 24 novembre. I carabinieri sono accusati, in un filone parallelo a quello sull'omicidio stradale, di aver fatto cancellare i video girati quella notte da alcuni testimoni. Per loro è arrivato l'avviso di chiusura indagini della Procura, che di solito prelude alla richiesta di rinvio a giudizio.
Per l'omicidio stradale del giovane, un mese fa sono state chiuse le indagini a carico di Fares Bouzidi, l'amico di Ramy che era alla guida del T-Max, e di Antonio Lenoci, il carabiniere al volante della Gazzella che inseguiva - prima di tre - i fuggitivi. Ora i pm Marco Cirigliano e Giancarla Serafini, con l'aggiunto Tiziana Siciliano, notificano due distinti avvisi di conclusione indagini, perché i video in questione sarebbero stati fatti cancellare in momenti diversi. Per il primo episodio rispondono di depistaggio e favoreggiamento due carabinieri del Radiomobile di 27 e 39 anni, difesi entrambi dagli avvocati Ivana Anomali, Armando Simbari e Nicolò Laitenmpergher. Sono i militari a bordo della Gazzella che arrivava subito dietro la prima. Sono accusati, come pubblici ufficiali, "al fine di impedire, ostacolare o sviare un'indagine", di aver costretto il cosiddetto "super testimone" Omar, che si trovava proprio all'incrocio dell'incidente, a cancellare il video girato tra via Quaranta e via Ripamonti. E di aver favorito così il collega coinvolto nello scontro mortale. Il testimone ha dichiarato di aver ripreso l'attimo dell'impatto tra l'auto e lo scooter e di essere stato minacciato: "Cancella il video... fammi vedere che lo hai cancellato... dammi un documento che adesso ti becchi una denuncia". Nessuno ha mai visto quel video, né i carabinieri né lo stesso Omar, e i consulenti informatici dei pm non sono riusciti a recuperarlo. Non è chiaro quindi cosa mostrasse esattamente. Si è saputo però, lo dice a verbale sempre Omar, che il cellulare del testimone non è stato sequestrato e messo al sicuro. Omar alcuni giorni dopo si è rivolto alle Iene, che lo hanno intervistato e con il suo permesso hanno messo mano al dispositivo nel tentativo di trovare il filmato. I carabinieri si sono difesi, spiegando di aver fatto cancellare il video perché era stata ripresa una persona morta.
Il secondo episodio, fin qui meno noto, riguarda due carabinieri del Terzo reggimento Lombardia di 29 e 25 anni, arrivati sul posto circa 15 minuti dopo i fatti. Difesi rispettivamente dagli avvocati Pietro Porciani e Michele Apicella, rispondono di depistaggio. Avrebbero impedito, ostacolato o sviato le indagini, costringendo A.E. a "cancellare dal proprio telefono cellulare 9 file contenenti video, appena effettuati, relativi alle diverse fasi del sinistro stradale". Con l'aggravante della "distruzione o danneggiamento, in tutto o in parte, di documenti da impiegare come elementi di prova o comunque utili alla scoperta del reato e al suo accertamento".
Così l'avvocato Porciani: "Siamo sconcertati", avendo "dimostrato che i due militari si trovavano a 290 metri dal luogo dell'impatto". L'iPhone del ragazzo che ha girato i video è stato infatti geolocalizzato e a quella distanza è improbabile che abbia ripreso l'incidente.