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Razzi e morti: il conflitto a Gaza non si placa

Fallisce la mediazione egiziana: ieri la prima vittima anche in Israele

Razzi e morti: il conflitto a Gaza non si placa

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Razzi e morti: il conflitto a Gaza non si placa

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Fallisce per ora la mediazione egiziana e il conflitto a Gaza non si ferma. Anzi, i razzi dalla Striscia su Israele e gli attacchi aerei sull'enclave palestinese si susseguono con maggiore intensità e continuano a mietere vittime. Lo Stato ebraico ieri ha registrato il suo primo morto, un civile ucciso da un razzo piombato all'interno della propria abitazione in un condominio della cittadina di Rehovot, non distante da Tel Aviv. Altre 5 persone sono rimaste ferite e portate in ospedale. Nel sud del Paese - quello maggiormente martellato dai razzi e dai colpi di mortaio - i feriti sono nove. A Gaza, dall'inizio delle ostilità, i morti sono 28 tra miliziani della Jihad islamica e civili, comprese donne e minori. I comandanti militari della Jihad sono l'obiettivo dichiarato dall'esercito in quanto ritenuti responsabili degli oltre 100 razzi sparati su Israele a inizio maggio dopo la morte in carcere, in sciopero della fame, del leader della fazione Khader Adnan. Finora sono cinque quelli uccisi da Israele: i primi tre l'altro giorno, ieri altri due.

Si tratta di Ali Ghali, comandante di un'unità di lancio dei razzi, ucciso a Khan Younis e Ahmed Abu Daka, vice comandante dell'unità missilistica della Jihad, colpito in una palazzina sempre a Khan Yunis, nel sud della Striscia. I razzi lanciati ad ondate da Gaza - secondo i dati dell'esercito - sono stati 547: 124 (1 su 5) sono ricaduti all'interno della Striscia mentre 394 sono entrati in territorio israeliano e di questi 175 sono stati intercettati dal sistema di difesa Iron Dome. Proprio la caduta dei razzi dentro Gaza è stata la causa - secondo Israele - della morte di 4 civili palestinesi, fra i quali una bambina di 10 anni, Lynn Loch, e di Yazen Alian, 16 anni, a Gaza City. Un altro razzo avrebbe provocato due morti nella località di Beit Hanun, nel nord della Striscia. L'esercito ha riferito di aver colpito finora 166 obiettivi della Jihad: dai siti di lancio dei razzi ai tunnel. Il ministro della Difesa Yoav Gallant ha annunciato di aver dato ordine di preparare «una serie di ulteriori operazioni» sulla Striscia. Ad ammettere il fallimento per ora della mediazione per un cessate il fuoco è stato il ministro degli Esteri del Cairo Sameh Shoukry. «I nostri sforzi non hanno dato i risultati sperati».

Punto di dissenso sono le richieste della Jihad ad Israele: tra queste la fine degli attacchi ai comandanti militari della fazione e la restituzione del corpo di Adnan.

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