Tutti a parlare di addio ai motori tradizionali, quelli a benzina e gasolio, e a prevedere, fin da ora, un futuro prossimo con in strada solo veicoli ibridi (possibile, in quanto la tecnologia a doppia alimentazione, termica e a batteria, è già più che disponibile e in costante miglioramento) ed elettrici (pure sul mercato, ma con ancora tanti nodi da sciogliere, soprattutto infrastrutturali, politici e normativi). E così, come è successo per l'euro (prima dell'unione politica, fondamentale, si è pensato all'unione monetaria), ci sono Paesi che mettono il carro davanti ai buoi. Ha cominciato la Francia, annunciando fin da ora la morte dei motori tradizionali a partire dal 2040, a vantaggio di quelli elettrici; e ora tocca al Regno Unito (peraltro fuori dall'Ue) che, riprendendo la strategia dell'Eliseo, fa sapere che «metterà fine alla vendita di tutte le auto convenzionali a benzina o gasolio» entro lo stesso anno, «allo scopo di migliorare la qualità dell'aria, riducendo le emissioni nocive». E anche Londra, come Parigi, si pone come obiettivo quello di far diventare il Paese un leader nel mondo «nell'adozione e nella tecnologia dei veicoli elettrici». Il piano britannico prevede di promuovere l'uso di vetture ibride ed elettriche e, allo stesso tempo, incoraggiare lo sviluppo dei trasporti pubblici, spingendo la popolazione a privilegiare la bicicletta o i tragitti a piedi nelle brevi distanze.
Il governo di Londra si è impegnato a spendere 2,7 miliardi di sterline per migliorare la qualità dell'aria, oltre a 255 milioni destinati agli enti locali per affrontare il problema delle emissioni dei veicoli a gasolio. In pratica, sul diesel, si fa di tutta l'erba un fascio, ignorando all'apparenza il drastico abbattimento, per le unità più recenti (Euro 5 ed Euro 6) sia dell'anidride carbonica sia degli ossidi di azoto. Le campagne anti-diesel, comunque, hanno fatto sì che il peso di queste motorizzazioni sia passato, in Europa, dal 73% del 2012 a meno del 50% dalla fine del 2016.
In Italia il mercato delle auto elettriche esiste e riguarda soprattutto il trasporto pubblico, taxi inclusi, e quello commerciale. I numeri restano ancora risicati, visto che le motorizzazioni alternative preferite restano quelle a metano e Gpl (73,8% della scelta green), mentre la quota dell'elettrico è dell'1,7% e quella del preferito ibrido arriva al 24,5%.
L'iniziativa annunciata dall'Enel, di prevedere entro tre anni 11.000 colonnine di ricarica sulla rete stradale italiana e 200 nelle autostrade, per un investimento tra 250 e 300 milioni, potrebbe dare una scossa al mercato, sempre che il Governo imiti la Francia, con incentivi all'acquisto e agevolazioni varie. Da parte loro, le Case, giocando d'anticipo, lavorano per portare l'autonomia delle batterie fino a 500 e più chilometri, investendo anche nei servizi a favore della mobilità attuale e futura. Il problema è che, in Europa, ognuno fa quello che vuole.
E se Francia e Regno Unito hanno già decretato la morte (lenta) dei motori tradizionali, negli altri Paesi si sta a guardare o si procede a tentoni. Inesistente, in proposito, la necessaria regia di Bruxelles.
«È facile prendere impegni per il 2040. Il Regno Unito dovrebbe invece dire come pensa di onorare gli impegni economici del 2017, verso l'Ue.
Circa le auto elettriche, appena saranno sostenibili (tempi di ricarica, colonnine, durata e smaltimento batterie, prezzo, autonomia e fonti di produzione di elettricità) ci penseranno i consumatori a comprarle, senza editti dirigisti e ridicoli», commenta Pier Luigi del Viscovo, docente e direttore di Fleet & Mobility.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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