Riarmo, il centrodestra supera il test

Passa la risoluzione, l'opposizione si divide in sei. Sintonia tra Lega, 5 Stelle e Avs

Riarmo, il centrodestra supera il test
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Sei posizioni diverse per il centrosinistra, una sola per il centrodestra (ma il testo della mozione evita di citare il piano di riarmo Ue, che è la questione all'ordine del giorno). Il tema della difesa e della sicurezza d'Europa, tra minaccia russa e abbandono Usa, si dimostra ancora una volta esplosivo per le due coalizioni, divise al loro interno su linee inconciliabili.

Certo, alla fine la maggioranza si compatta e approva unanime il suo testo, mentre i partiti del «campo largo» trovano l'unico punto di unione nel denunciare le omissioni nel testo del governo: «Siete spaccati ma volete nasconderlo», accusano. Poi votano ognuno la propria mozione, che dice l'opposto delle altre, e tutti e sei i testi vengono bocciati.

Ma nell'acceso dibattito d'aula, ieri a Montecitorio, si palesano insanabili distanze interne, confuse mediazioni e strane convergenze trasversali. I leghisti dicono esattamente le stesse cose dei rossoverdi di Avs, che ripetono a loro volta gli stessi concetti dei Cinque Stelle: abbasso le armi cattive, viva la pace buona, Putin non è un problema e l'Ucraina smetta di opporsi ostinatamente alla sua invasione. Il Pd, principale partito di opposizione, riesce a non dire assolutamente nulla (certo, ci vuole la difesa europea, ma il piano di riarmo Ue va cancellato. In sintesi: sì alle frittate, ma per carità senza rompere le povere uova), mentre dai rappresentanti di Fdi e di Azione, di Forza Italia e di Iv e di +Europa arrivano analoghi ragionamenti, realistici e preoccupati, sui rischi mortali, come spiega il meloniano Giangiacomo Calovini, di un «pacifismo astratto e inconsapevole» in una fase geopolitica che rischia di cancellare per sempre «l'ordine giuridico internazionale» che fin qui ha garantito pace e prosperità al nostro continente. E sul «necessario sostegno alla resistenza ucraina» si ritrovano meloniani e azzurri, calendiani, renziani e +Europa. Mentre il Pd si dimentica persino di citarla, e 5S e Lega figurarsi.

A volere il dibattito di ieri, con una mozione dai toni profondamente anti-Ue, è stato il solito Giuseppe Conte, con l'obiettivo di fare l'ennesimo sgambetto a un Pd in visibile difficoltà e senza bussola geopolitica, spaccato al suo interno (e col Pse) sulla difesa europea a causa del terrore di Elly Schlein di essere scavalcata dai 5S. «Noi oggi rappresentiamo i 100mila venuti a Roma per la pace, viaggiando di notte, e anche i tanti che ci hanno scritto che per vari contrattempi non potevamo esserci», è il solenne e involontariamente comico esordio di Conte. «No a questa Ue di guerrafondai in armi», tuona, una Ue che «ai giovani promette un Erasmo (sic, probabilmente intendeva Erasmus ndr) militare». Il leghista Simone Billi gli fa subito eco: «La difesa comune Ue è impossibile, ci opponiamo fermamente a spendere miliardi in armi a scapito della sanità». Entusiasmo grillino: «La Lega è a favore della nostra mozione». Concetti identici a quelli del Carroccio vengono rilanciati anche da Fratoianni di Avs: «Buttiamo miliardi in bombe ma le bombe non fanno le Tac». Il sottosegretario agli Esteri Perego, Fi, è di tutt'altro avviso: «Chiedete agli ucraini come funziona la sanità quando non c'è sicurezza e i russi bombardano gli ospedali». Matteo Richetti di Azione infierisce su Conte: «Da premier, l'avvocato del popolo è quello che ha più aumentato le spese militari, acquistando anche decine di F35 dagli Usa. Curioso che ora, dall'opposizione, si metta alla testa del pacifismo populista per lucrare consensi». I 5s gli ululano contro. Il dem Stefano Graziano si barcamena: «Noi siamo per la difesa Ue ma il piano va cambiato radicalmente».

Poi accusa: «La maggioranza ha tre posizioni diverse (l'opposizione sei, ndr), e dopo le parole della Lega è chiaro che c'è un problema molto serio: in altri tempi si sarebbe andati al Quirinale per una verifica di governo». Per quella di opposizione c'è tempo.

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