L'Europa non dimentichi il fronte invisibile

Mentre si discute della necessità di investire in armi, un aspetto cruciale sembra rimanere sottovalutato in Europa: la preparazione dei sistemi sanitari per far fronte ad una eventuale emergenza

L'Europa non dimentichi il fronte invisibile
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I conflitti in generale, la guerra nella Striscia di Gaza e l'escalation del conflitto in Ucraina ci ricordano che la difesa oltre che con droni e missili si fa anche con ospedali e sistemi sanitari pronti a salvare vite. L'Unione europea ha approvato piani ambiziosi come il "ReArm Europe Plan/Readiness 2030", che prevede di mobilitare ingenti risorse, forse fino ad 800 miliardi di euro, per rafforzare le capacità difensive, inclusi missili, droni e sistemi di difesa aerea. I Paesi membri stanno aumentando le spese per la difesa ed alcuni dovranno provvedere con riforme fiscali per finanziare l'acquisto di armamenti essenziali per la deterrenza, sperando non ve ne sia mai bisogno attivo per la difesa collettiva. Non siamo abituati a pensare alla guerra come reale possibilità anzi, fino a ieri l'invasione di un Paese da parte di un altro ci sembrava appartenere non a questo secolo, anacronistica. Invece non solo è accaduto a pochi passi da noi, ma il conflitto rischia di allargarsi almeno per ora con sconfinamenti di droni e crescenti minacce. In ogni caso l'allerta impone con urgenza e determinazione una riorganizzazione di difesa comune. Tuttavia mentre si discute della necessità di investire in armi, un aspetto cruciale sembra rimanere sottovalutato in Europa: la preparazione dei sistemi sanitari per far fronte ad una eventuale emergenza inclusa la strategia per il mantenimento della continuità dei servizi essenziali. La pandemia Covid-19 ha rivelato la vulnerabilità di tutti i Paesi, della società in generale e di tutti i sistemi sanitari per un nemico improvviso, ignoto, invisibile e rapido. Si può essere pronti sì, ma fino ad un certo punto. La pandemia ha anche rivelato ed insegnato quanto sia necessaria la stretta interazione tra sistemi apparentemente lontani, un coordinamento nazionale e sovranazionale, ed una flessibilità che possa consentire adattamenti alle variazioni degli scenari.

Durante la pandemia, l'Italia ha reagito riorganizzando le strutture, creando nuovi spazi e percorsi, e agendo sul personale. Fondamentale è stata l'azione della Sanità Militare determinante dalla logistica, al trasporto di pazienti a livello nazionale ed internazionale, fino alla gestione del singolo malato.

Ci troviamo oggi in una situazione di rischio potenziale diverso, sicuramente difficile e forse più prevedibile. L'Europa, se agisce di pari passo con il riarmo, ha tempo per riorganizzazione ospedali, percorsi di cura garantire la formazione del personale medico per poter gestire eventuali scenari di guerra o terrorismo dove feriti, profughi e crisi sanitarie potrebbero sovraccaricare le strutture esistenti. Alcuni Paesi stanno iniziando ad orientare risorse ed indicazioni in questa direzione. Il nostro ministero della Salute ha istituito un tavolo tecnico per una "strategia di resilienza sanitaria" in caso di attivazione dell'articolo 5 della Nato, focalizzandosi su tre fasi: arrivo di truppe, mobilità interna e ritorno di feriti.

Ma serve una strategia sanitaria integrata a livello europeo altrimenti il riarmo rischia di essere incompleto. Per rendere il riarmo completo, l'Europa per prima, evitando iniziative frammentarie, deve prioritarizzare la Sanità in un'azione coordinata, indirizzando risorse, favorendo piani nazionali di azione che prevedano identificazione di hub vicino a porti e aeroporti in ogni Paese per ricevere feriti da zone di conflitto, percorsi dedicati, scorte di materiale, capacità di triage e riconversione di strutture in ospedali da guerra, flessibili, con percorsi separati per feriti balistici o per rischio chimico, biologico, radiologico o nucleare. Fondamentale la formazione del personale e la valorizzazione della cooperazione civile-militare con progressivo coinvolgimento della popolazione.

L'Italia ha le basi storiche e strutturali per agire tempestivamente, lo ha sempre fatto e molto bene in caso di emergenze, spesso presi ad esempio.

Il nostro Ssn soffre di carenza di personale, posti letto e dipendenza da forniture estere e questa può essere una occasione per ulteriore cambio di passo. In un'"era di riarmo", la sanità deve essere il fronte invisibile ma essenziale anche per la difesa.

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