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Il ricatto di Putin: "Sì al piano Usa. Ma gli ucraini lascino il Donbass"

Lo Zar: "Pronti a discutere la proposta americana, i territori punto chiave nei negoziati". Poi avvisa l'Europa sugli asset congelati: "No al furto dei beni russi, pronti a ritorsioni"

Il ricatto di Putin: "Sì al piano Usa. Ma gli ucraini lascino il Donbass"
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Quando la diplomazia inciampa, spesso è perché qualcuno ha cominciato a correre troppo. E ieri, da Bishkek, Vladimir Putin ha premuto forte sull'acceleratore del suo racconto politico e militare, offrendo al mondo un mosaico di dichiarazioni in cui segnali di apertura e minacce si intrecciano senza soluzione di continuità. Il presidente russo definisce la bozza di pace discussa a Ginevra "una possibile base per accordi futuri". Un'apertura solo apparente: "In generale concordiamo", dice, precisando però che molti punti vanno chiariti e che gli Stati Uniti avrebbero iniziato a considerare le richieste di Mosca. "Li aspettiamo a Mosca nella prima metà della prossima settimana e valuteremo". Un messaggio calibrato per mostrarsi dialogante senza cedere sulla sostanza. Da notare che l'inviato speciale Usa Witkoff si recherà a Mosca per incontrare Putin, mentre il segretario all'Esercito Driscoll andrà a Kiev da Zelensky.

Molto più netta la posizione militare, dove Putin abbandona il lessico diplomatico e lancia un ultimatum: "Quando le forze ucraine si ritireranno dalle aree chiave, i combattimenti cesseranno". Se Kiev non arretra, avverte, Mosca continuerà a colpire e rivendica progressi "in aumento in tutte le direzioni". Il riconoscimento di Crimea e Donbass, aggiunge, "dovrà essere negoziato con gli Stati Uniti, ma se Kiev non cede il Donbass, lo prenderemo con la forza". Ha inoltre definito "assurde" e "vere e proprie bugie" le voci circa l'intenzione della Russia di attaccare l'Europa. Sul piano politico alza il tiro: firmare accordi con un governo "illegittimo" sarebbe "insensato", e accusa Zelensky di restare in carica oltre il mandato.

Poi allarga il fronte: liquida come "nonsense" le voci sui presunti legami con l'inviato americano Witkoff, minaccia ritorsioni se l'Europa confischerà beni russi e si dice pronto a riaprire il dialogo strategico con Washington, inclusi i temi nucleari. Infine, smentisce qualsiasi indebolimento del ministro Lavrov.

La linea dura è ribadita anche dal vice ministro degli Esteri Grushko, che stronca l'ipotesi di una Coalizione dei Volenterosi in Ucraina: "Assolutamente esclusa", perché minerebbe il senso stesso di un eventuale accordo. A suo giudizio l'Europa resterebbe marginale nei negoziati e le sue élite "ostacolerebbero" una soluzione pacifica. Sul fronte ucraino prevale invece il pragmatismo. Il ministro degli Esteri Sybiha e il capo dell'ufficio di Zelensky, Yermak, confermano che un nuovo incontro con il team negoziale statunitense è imminente e che Kiev punterà su passi concreti della proposta americana. "La tregua è estremamente importante", ribadiscono, ricordando che la crescente pressione militare russa rende urgente qualsiasi spiraglio negoziale.

Il segretario di Stato Rubio, secondo Politico, avrebbe chiarito agli alleati europei che Washington non offrirà garanzie di sicurezza a Kiev prima della firma di un accordo di pace. Solo dopo si discuterà di integrità territoriale, beni russi congelati e architettura di sicurezza. La Casa Bianca, attraverso la portavoce Anna Kelly, conferma però la tradizionale linea dell'amministrazione: qualunque intesa dovrà assicurare la piena deterrenza dell'Ucraina. Sullo sfondo, il presidente bielorusso Lukashenko torna a proporsi come anfitrione dei colloqui, in un déjà-vu diplomatico: Minsk ospitò già i negoziati del 2014-2015, prima che la crisi sfociasse nella guerra.

Nel frattempo la guerra colpisce ancora i civili: a Kherson un drone russo ha centrato un'auto, uccidendo una donna e ferendo un bambino di sei anni. Maria Zakharova accusa gli Usa di reclutare mercenari nelle Filippine e Mosca sostiene di aver abbattuto 118 droni ucraini nella notte.

I bombardieri Tupolev Tu-22M3 russi hanno effettuato un volo di 5 ore sulle acque del Baltico. Sul fronte interno, la Corte Suprema russa ha classificato come "terroristica" l'organizzazione fondata da Navalny, aprendo la strada a nuove repressioni.

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