Riforma delle pensioni. Se l'Eliseo sconfessa il totem di un mandato

Il presidente potrebbe rinunciare alla misura per convincere i socialisti

Riforma delle pensioni. Se l'Eliseo sconfessa il totem di un mandato
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Sospensione, cancellazione totale, sbianchettatura. Tutto ha un diverso costo, quando si parla di una riforma di cui la Francia discuteva da 35 anni e che Macron ha fatto varare nel 2023 senza il voto parlamentare, difesa dagli urti delle piazze con pervicacia assoluta e infine diventata questione esistenziale per la tenuta del suo secondo mandato, essendo l'unica vera riforma strutturale ascrivibile al presidente. Ma ieri è scattato l'assalto al totem da parte delle sinistre: socialisti, comunisti e verdi hanno chiesto al premier Lecornu di partire dalla sospensione della riforma delle pensioni, per trattare un'intesa di governo. Intanto in tv il ministro ad interim Lescure spiegava che assecondare questa linea costerebbe 500 milioni di euro nel 2026 e 3 miliardi nel 2027. Cifre più precise le ha delineate l'équipe del ministero delle Finanze; chieste da Lecornu mentre era impegnato in consultazioni con la sinistra "repubblicana", che ha preteso una marcia indietro sull'innalzamento graduale dell'età pensionabile, a oggi previsto da 62 a 64 anni entro il 2030, per scrivere un Bilancio assieme.

Il provvedimento, deciso nel 2023, è stato preso d'assalto. Grimaldello per uscire dalla crisi politica, rischiando di aggravare quella economica. È spuntata infatti l'ipotesi di fermarsi a 63 anni dal 1° gennaio '26. Secondo la Corte dei Conti, "l'interruzione dell'innalzamento dell'età pensionabile a 63 anni comporterebbe un costo complessivo di 13 miliardi di euro per l'esercizio finanziario 2035". Di questi, 5,8 deriverebbero da uno squilibrio nella copertura pensionistica e 7,2 da una minore crescita, e con un calo delle entrate fiscali (Iva, imposte sul reddito e sulle società, ecc.). Eppure se n'è parlato per l'intera giornata con varie sfumature.

Abbattimento totale o parziale del "totem" dell'Eliseo? La riforma è costata la testa di 5 primi ministri, la crisi di nervi dei francesi nei cortei e ha innescato lo scioglimento dell'Assemblea nazionale (a sua volta costato mezzo punto percentuale di crescita in meno dal giugno 2024 a dicembre 2025 e circa 15 miliardi, oltre al congelamento di molti investimenti). Era un tabù, per Macron. Ieri ipotesi giravolta: per non tornare alle legislative. E prendere tempo per arrivare alle presidenziali 2027. Tenere Macron in sella fino a scadenza costerebbe insomma 3,5 miliardi di euro. "Non dobbiamo fare di questa riforma un totem", ha detto a sorpresa Elisabeth Borne, la ex premier artefice della forzatura costituzionale che la fece passare.

Dopo due anni di bagarre costati anche il declassamento della Francia da parte delle agenzie di rating, crescono i timori per l'importo economico enorme e costi politici altrettanto grandi dell'eventuale sospensione. Uno choc anche per l'Ue, in un'Europa che invecchia.

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