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Riforme, intesa nel governo. Premier eletto, stop ribaltoni e addio ai senatori a vita

Un capo del governo eletto dai cittadini per 5 anni, che sceglie i suoi ministri e può essere sostituito solo da un altro eletto nella stessa maggioranza che ne attui il programma

Riforme, intesa nel governo. Premier eletto, stop ribaltoni e addio ai senatori a vita

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Un capo del governo eletto dai cittadini per 5 anni, che sceglie i suoi ministri e può essere sostituito solo da un altro eletto nella stessa maggioranza che ne attui il programma. Stabilità, niente più ribaltoni, una legge elettorale con premio di maggioranza al 55% e l'abolizione dei senatori a vita. È l'impianto del «premierato all'italiana», come l'ha chiamato il ministro per le Riforme Elisabetta Casellati. È l'ingresso nella Terza Repubblica, per il capo dell'esecutivo e leader di FdI Giorgia Meloni.

Il via libera sulla bozza arriva al termine di una riunione di maggioranza a Palazzo Chigi, che in una nota parla di «piena condivisione» del progetto. «Siamo d'accordo sul testo che andrà in Consiglio dei ministri venerdì», dice il vicepremier azzurro Antonio Tajani. «Niente governi tecnici, ribaltoni, cambi di maggioranze e partiti al governo, niente nomine di nuovi senatori a vita. Il voto degli italiani conterà finalmente di più», annuncia il leader della Lega e vicepremier Matteo Salvini. All'incontro c'erano i ministri Casellati e Luca Ciriani, per i rapporti con il Parlamento, i centristi Maurizio Lupi per NcI e Lorenzo Cesa per l'Udc, i sottosegretari alla presidenza Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari. La premier vorrebbe un sì almeno della Camera prima delle Europee. «Il centrodestra si conferma compatto e abbiamo fatto un grande passo avanti verso la riforma delle riforme, che darà stabilità al Paese e restituirà centralità al voto dei cittadini», esulta Casellati.

La riforma modifica gli articoli 88, 92 e 94 della Carta e l'iter sarà quello costituzionale con doppia lettura nelle Camere e voto parlamentare a maggioranza qualificata, con il sì di due terzi.

Si prevede l'elezione del premier in un unico turno, con la stessa scheda del voto per le Camere, la maggioranza che l'appoggia potrà contare sul 55% dei seggi per garantire governabilità. E per impedire la formazione di maggioranze diverse si prevede un nuovo incarico solo al dimissionario o sfiduciato capo del governo o ad uno all'interno delle forze premiate dai cittadini. È la cosiddetta norma «anti-ribaltone». Dice Andrea Del Mastro sottosegretario alla Giustizia di FdI: «Mai più sotto scacco dei cambi di casacca». E Paolo Emilio Russo, capogruppo di Fi in Commissione Affari costituzionali alla Camera: «Finalmente una riforma per far tornare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni».

Le principali prerogative del presidente della Repubblica non vengono toccate, assicurano Meloni e Casellati. Il capo dello Stato dà l'incarico al premier e mantiene il potere di nomina dei ministri su sua indicazione. Non potrà, però, sciogliere una sola delle Camere.

Saranno aboliti i senatori a vita, come prevedeva la prima bozza Casellati di 5 articoli, il titolo rimarrà per gli ex presidenti della Repubblica e gli attuali di nomina quirinalizia rimarranno in carica fino alla fine del mandato. Dario Parrini, vicepresidente della Commissione Affari costituzionali del Pd, attacca una riforma che «azzoppa» Quirinale e Parlamento, mentre il leader di Iv Matteo Renzi conferma: «Noi ci siamo, non cambiamo idea sulla base dei sondaggi».

Una stilettata a Carlo Calenda.

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