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Rimpatri volontari, si cambia. Più controlli e meno sprechi

Si cambia registro sui rimpatri volontari assistiti. Il governo Meloni rivede regole, progetti e finanziamenti da qui al 2027

Rimpatri volontari, si cambia. Più controlli e meno sprechi

Si cambia registro sui rimpatri volontari assistiti. Il governo Meloni rivede regole, progetti e finanziamenti da qui al 2027. Partono infatti nuovi bandi per ottenere proposte progettuali valide che possano essere d'interesse per quegli immigrati presenti oggi nei centri d'accoglienza o già introdotti nelle reti Sai (Sistema d'accoglienza e integrazione), pronti a ritornare nella terra d'origine e che con un piccolo aiuto finanziario possono mettere in piedi un'attività propria. Al contempo gli aiuti verranno elargiti sulla base di un cofinanziamento europeo al 50%. Non più soldi a pioggia come accaduto dall'era Alfano in poi, ma calmierati al numero delle persone effettivamente rimpatriate e in base alle spese affrontate: dovranno essere tutte certificate e fatturate. Dal 2012 fino al 2018 furono spesi circa 50 milioni di euro per rimpatriare sì e no 5mila immigrati, molti dei quali all'ultimo momento ci ripensavano e sparivano mentre, lo stato, sui loro biglietti aerei non poteva neppure ottenere i rimborsi. Si tratta di soldi che sono andati a finire al macero di elaborati tanto propagandistici quanto macchinosi, compreso bizzarre campagne di stampa. Per esempio nel 2018 è stato impegnato dal Viminale circa un milione per una campagna creativa - così è stato scritto nel provvedimento - destinata ai migranti. Costoro all'epoca venivano invitati a ritornare spontaneamente a casa propria con tanto di biglietto aereo e un piccolo sussidio di circa 2mila euro per le prime necessità, ma soprattutto con l'ausilio di un affiancamento personalizzato sul posto, per reinserirsi socialmente nel proprio paese d'origine. In pratica il rimpatrio dei più volenterosi avveniva al fianco di personale di coop e ong che si sarebbe dovuto dimostrare utile alla reintegrazione. Flop completo anche su questo fronte. E già, senza contare che, incoerentemente, è di quello stesso periodo una campagna di comunicazione (costo complessivo 3 milioni) indirizzata ai migranti e alle realtà associative che si occupano del settore dei servizi offerti ai richiedenti asilo, che li invogliava a venire in Italia. Cristallino che, con queste premesse, il modello doveva essere sostanzialmente cambiato alla radice. Il nuovo sistema, oltre a essere più fluido si basa anche su un'altra novità: i controlli in capo al Viminale sui singoli rimpatri.

Vale a dire che le associazioni che parteciperanno ai nuovi bandi di gara, per una cifra complessiva di 15 milioni, dovranno garantire un impegno effettivo continuo, dall'inizio della valutazione formativa dell'immigrato o del suo intero nucleo familiare, fino al reinsediamento lavorativo.

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