
Rischiano di morire una seconda volta le 260 vittime dello schianto del Boeing 787-8 Dreamliner dell'Air India precipitato ad Ahmedabad lo scorso 12 giugno. Le famiglie dei morti - tutti i passeggeri e i membi dell'equipaggio a parte l'anglo-indiano Vishwash Kumar Ramesh, incredibilmente sopravvissuto, e gli occupanti di un dormitorio per giovani medici - potrebbero non conoscere mai le ragioni per cui il Boeing del volo AI171 perse potenza e quota poco dopo il decollo e finì contro alcuni edifici civili.
L'inchiesta sulle cause del più grave incidente degli ultimi anni nei cieli di tutto il mondo stanno segnando il passo, tra ritardi, omissioni e scandaletti.
Le autorità indiane sono sotto un fuoco di fila di accuse per aver atteso senza apparente motivo ben due settimane prima di decidersi a scaricare i dati dalle scatole nere del volo, fondamentali per capire che cosa è successo quella tragica mattina. Si tratta del Cockpit Voice Recorder, che registra gli audio nella cabina di pilotaggio, e del Flight Data Recorder, che memorizza i parametri di volo dell'aereo. I due strumenti sono giunti nei laboratori specializzati di Nuova Delhi, dove devono essere esaminati, soltanto lo scorso 24 giugno, molti giorni dopo il loro ritrovamento, che risale al 13 giugno per il CVR e al 16 per il FDR. E certo, i dispositivi sono stati oggetto ad Ahmedabad di "sorveglianza 24 ore su 24", come gli indiani si sono affrettati a precisare con uno zelo questo sì un po' sospetto. Ma l'esperto di sicurezza aerea statunitense Anthony Brickhouse ha fatto notare l'anomalia, suggerendo che dopo oltre due settimane da un incidente così tragico gli investigatori dovrebbero già aver fornito aggiornamenti sullo stato dei registratori. "Normalmente i Paesi sanno che il mondo li sta osservando", fa notare Brickhouse. Stranezze che alimentano le voci secondo cui le scatole nere possano essere inviate negli Stati Uniti per essere analizzate, ipotesi che per la verità appare piuttosto improbabile. Anche perché le autorità indiane garantiscono che le loro azioni sono state intraprese nel pieno rispetto delle leggi nazionali e degli obblighi internazionali, entro tempi stabiliti.
E che l'India voglia fare da sé lo dimostra anche la risposta data all'agenzia delle Nazioni Unite per l'aviazione (Icao) che qualche giorno fa si era offerta di fornire a Nuova Delhi uno dei suoi investigatori come osservatore delle indagini. Ma l'India avrebbe risposto di no, come ieri hanno rivelato due fonti di alto livello a conoscenza della questione alla Reuters, senza peraltro fornire alcun tipo di spiegazione. Una decisione che alimenta il sospetto che gli indiani abbiano qualcosa da nascondere, fosse anche la sciatteria. In passato era già capitato che l'Icao avesse inviato investigatori per contribuire ad alcune indagini, come l'abbattimento di un aereo malese nel 2014 e di un aereo di linea ucraino nel 2020, ma in quelle erano stati i diversi Paesi a richiedere l'intervento.
A peggiorare ancora il tutto c'è lo scandalo della festa organizzata in ufficio dai dipendenti di Aisats, la società di gestione dei servizi aeroportuali in joint venture di Air India con Sats Ltd di Singapore, pochi giorni dopo lo schianto. L'azienda non ha specificato quando è stato registrato il video, ma si ritiene che sia stato girato pochi giorni dopo la tragedia. Tra i presenti c'erano anche il vicepresidente senior di Air India Sats Sampreet Kotian e il direttore operativo Abraham Zakaria.
La festa è stata documentata da diversi video che mostrano canti e balli e che hanno fatto il giro del web. Per questo motivo Air India SATS Services ha licenziato quattro dirigenti coinvolti nell'organizzazione della festa.