La Romania alla svolta. Il giorno di Simion, populista ma atlantista

L'esponente dell'Aur che si ispira alla Meloni avanti nei sondaggi sul sindaco di Bucarest Dan

La Romania alla svolta. Il giorno di Simion, populista ma atlantista
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Ci crede George Simion. E dopo aver ottenuto due settimane fa più del 40 per cento al primo turno delle elezioni presidenziali romene, oggi affronta il ballottaggio contro il sindaco di Bucarest, Nicusor Dan. L'ultimo sondaggio lo dava al 54,8 e complice il sostegno dell'influente comunità degli elettori rumeni all'estero, il 38enne esponente conservatore affronta il voto di oggi con una doppia certezza: si ispira al patriottismo pragmatico di Giorgia Meloni (è infatti uno dei vicepresienti del partito Ecr) e si dice atlantista convinto.

Intanto da ieri ha silenziato i suoi profili social «per rispetto silenzio pre-voto». In precedenza aveva accusato il presidente francese Emmanuel Macron di interferire nel voto del suo Paese. In occasione della conferenza stampa che ha tenuto a Parigi insieme all'eurodeputata francese Marion Maréchal, altra vicepresidente di Ecr, ha detto: «Il mio messaggio è molto chiaro: non è compito vostro interferire con la libera volontà sovrana del popolo romeno». Tra l'altro lo stesso Simion giovedì scorso ha incontrato a Roma nella sede di FdI l'ex presidente di Ecr Meloni, l'attuale presidente Morawiecki e la vicepresidente Maréchal. Era presente anche il Segretario Generale di Ecr, Antonio Giordano che al Giornale spiega: «Simion ha chiarito di volersi ispirare a Giorgia Meloni, di essere un atlantista convinto e di voler rafforzare la presenza della Nato in Romania. Anche sulla guerra in Ucraina è stato chiaro. È vicepresidente di Ecr, che è chiaramente con l'Ucraina. Un suo successo al ballottaggio significherebbe l'ingresso del quarto membro conservatore nel Consiglio europeo: una conferma del progressivo spostamento a destra dell'Unione europea».

Già, l'Ue. Simion ha più volte sottolineato che la Romania è in Ue e vi resterà. Al pari delle proposte del centrista Dan, un matematico che ha studiato in Francia e che ha puntato tutta la sua campagna elettorale su un generico europeismo mentre non si è recato all'estero, come fatto da Simion, per confrontarsi con la diaspora.

Il Paese intanto non ha dimenticato la decisione con cui la Corte costituzionale romena lo scorso anno, motivando il gesto con una presunta ingerenza russa, annullò le elezioni dopo che il candidato Calin Georgescu aveva ottenuto un notevole vantaggio al primo turno. L'estrema destra romena ha accusato Parigi e Bruxelles di essere dietro l'annullamento, che Simion ha più volte etichettato come un «colpo di stato». Due settimane fa però gli elettori romeni hanno scelto ancora la destra di Simion e il primo effetto del primo turno così positivo è stato il passo indietro del premier socialdemocratico Marcel Ciolacu, convinto alle dimissioni a causa del fatto che al momento la coalizione che guida non ha più legittimità dopo la sconfitta del candidato governativo Crin Antonescu. «Nonostante le preoccupazioni legate a quanto accaduto in Romania in occasione delle recenti elezioni, è auspicabile che gli anticorpi della democrazia stiano orientando gli eventi nella giusta direzione», aggiunge Giordano, che oggi si trova a Bucarest per il voto. «Le polemiche sollevate in Italia su Simion appaiono quindi del tutto fuori luogo. Il suo dichiarato riferimento al modello Meloni esprime la propensione verso una destra conservatrice, moderna e dialogante. Va ricordato che la Romania è un Paese da relativamente poco libero dal comunismo e che resta una terra di frontiera.

Non possiamo interpretare il linguaggio politico dell'Europa orientale attraverso la nostra lente occidentale prosegue il segretario generale di Ecr e da ieri anche vicepresidente dell'Idu . È essenziale far comprendere che il modo di esprimersi in quei contesti, come negli Stati Uniti, risponde a codici e logiche differenti dalle nostre».

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