Cronache

Rossi sotto inchiesta. Un avviso di garanzia paralizza la Toscana

L'inchiesta sull'appalto per il trasporto blocca la mobilità. Il governatore: "Accuse ridicole"

Rossi sotto inchiesta. Un avviso di garanzia paralizza la Toscana

Con tutti i problemi che ha la Toscana, e con alle porte le elezioni regionali, ci mancava anche che un'inchiesta giudiziaria bloccasse il trasporto pubblico regionale. Ieri il governatore del Granducato, Enrico Rossi, ha infatti annunciato di essere indagato dalla Procura di Firenze con l'accusa di turbativa d'asta nell'ambito dell'indagine per la gara regionale per il trasporto pubblico locale, che riguarda un bando da 4 miliardi di euro per 11 anni vinto da Autolinee toscane spa, del gruppo francese Ratp. Rossi nel novembre del 2015 rilasciò un'intervista in cui commentava con positività l'aggiudicazione della gara ad Autolinee nonostante la stessa non fosse ancora terminata. Con lui altre 6 persone risultano inscritte nel registro degli indagati. Si tratta dei funzionari della Regione Riccardo Buffoni e Ivana Malvaso, dei membri della commissione giudicante, Mario Sebastiani e Stefano Pozzoli, in passato commissario del carnevale di Viareggio, la dirigente dell'Irpet Patrizia Lattarulo e la dirigente del trasporto pubblico della Regione Liguria Gabriella Rolandelli. Tra i destinatari di sequestri anche Marco Gorelli. Fu tra coloro che bandirono la gara, ma oggi risulta essere consulente di Autolinee Toscane. L'inchiesta è condotta dal sostituto procuratore Antonino Nastasi e dal procuratore aggiunto Luca Turco, lo stesso che fece condannare Denis Verdini e che si è occupato della vicenda delle false fatturazioni dei genitori di Matteo Renzi.

Il vero problema è che se tutto fosse stato fatto con i dovuti criteri, forse oggi non ci si troverebbe a un blocco del trasporto pubblico toscano.

«La cosa più vergognosa e triste di questa vicenda - ha scritto ieri Rossi - è che con la strumentalizzazione della giustizia amministrativa e ora persino di quella penale si è sviluppato un contenzioso che ha ritardato di almeno 4 anni la partenza del nuovo servizio di trasporto pubblico locale, provocando un danno alle casse regionali di due milioni di euro per ogni mese, e impedendo ai cittadini di beneficiare da anni di un trasporto pubblico locale moderno e con autobus nuovi». Il governatore parla anche di «accuse infamanti e ridicole» e annuncia querele contro «i calunniatori».

Tutto nasce da un esposto portato avanti da Mobit, società che fu battuta proprio dai francesi di Ratp, che contesta a vario titolo falso, abuso di ufficio, turbativa d'asta, induzione a promettere o dare utilità. Il deputato di Fratelli d'Italia, Giovanni Donzelli, anche lui toscano, precisa che «nessuno al momento ha annullato la validità della gara, nonostante rimangano le ombre e i dubbi della concorrenza. C'è sicuramente però l'incertezza sul sistema dei trasporti. Chi ha vinto la gara in queste condizioni non ci investirà perché ha dubbi sul fatto che possa essere annullata - dice ancora -, altri neanche e così ci rimettono solo i cittadini». E chiarisce: «Noi da tempo denunciavamo alcune anomalie e legami molto stretti tra il Pd, il giro di Rossi e i francesi che hanno vinto la gara. Ci auguriamo che questo sistema di potere sia scardinato». Sul punto è intervenuta anche la leader di Fdi, Giorgia Meloni che chiarisce: «Siamo stati i primi a sollevare dubbi su un appalto miliardario che ha di fatto consegnato in mani francesi il trasporto pubblico locale toscano. Continueremo a tenere accesi i riflettori sul caso, nell'interesse dei cittadini toscani». Anche il segretario della Lega, Matteo Salvini, va giù duro: «Vergogna in Regione Toscana, il maxi appalto da 4 miliardi assegnato ai francesi (e già questo grida vendetta) finisce sotto inchiesta, indagato anche il governatore di sinistra.

I cittadini toscani meritano di meglio!».

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