Dossieraggio, Salvini chiede la commissione d'inchiesta

Il leader leghista chiede al Parlamento di indagare: "Il 95 per cento degli spiati era di centrodestra"

Dossieraggio, Salvini chiede la commissione d'inchiesta
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Il vicepremier Matteo Salvini chiede una commissione parlamentare d'inchiesta su quanto sta emergendo dall'indagine della Procura di Perugia sulle migliaia di accessi abusivi alle banche dati della Direzione nazionale antimafia di cui è accusato il finanziere Pasquale Striano. Un faro è già stato acceso dalla Commissione parlamentare antimafia, ma secondo il leader della Lega necessita di un ulteriore approfondimento, convinto che ci sia stato «un disegno politico dietro lo spionaggio» dato che «il 95% degli spiati era di centrodestra». Al centro delle accuse ci sono le ricerche abusive del tenente che era in servizio nel gruppo Sos della Dna, quello che lavora sulle segnalazioni di operazioni finanziarie sospette.

Striano avrebbe fatto accessi alle banche dati per ragioni estranee al servizio, scaricando informazioni riservate su almeno 170 soggetti mediaticamente esposti, di cui molti politici del centrodestra. Sono emersi ben 230mila file scaricati da Striano tra il 2018 e il 2022. Dove è finito tutto quel materiale? Solo in parte è stato inviato ad alcuni giornalisti, di cui tre del quotidiano Domani, che avrebbero usato parte delle informazioni riservate per pubblicare 57 articoli, di cui molti sulla Lega.

I pm di Perugia hanno rilevato come il contenuto di alcune Segnalazioni di operazioni sospette, documenti riservati che vengono inviati da Bankitalia ai sistemi della guardia di Finanza, sia poi stato pubblicato in diversi articoli sul Carroccio.

Per esempio: «Esclusivo, così Matteo Salvini ha fatto spartire tre milioni», scrive l'Espresso del 26 aprile del 2019. Ancora: «La Regione paga e la Lega incassa, l'affare che ha arricchito gli amici di Salvini». E poi, il 2 maggio 2019: «Lega di governo e di riciclaggio, il rapporto indagine Bankitalia che inguaia Salvini».

Il fatto che siano usciti articoli con informazioni relative a documenti ricercati da Striano in giorni antecedenti alle pubblicazioni è un elemento «inquietante», come lo ha definito lo stesso Cantone nella richiesta di arresto di Striano. Richiesta che è stata rigettata dal gip, ma i pm hanno impugnato al Riesame, convinti che il finanziere vada sottoposto a misura cautelare perché potrebbe reiterare il reato e inquinare le prove. L'udienza è stata rinviata al 12 novembre, i magistrati hanno depositato nuovi atti secondo cui la mole di materiale scaricata da Striano sarebbe ben più elevata di quanto emerso inizialmente. «Si parla di duecentomila atti scaricati. Un'enormità, con l'acquisizione di documenti contenenti interrogatori, ordinanze, informative.

Uno scandalo che cresce in un quadro gravissimo sul quale andremo fino in fondo», promette l'azzurro Maurizio Gasparri, membro della commissione Antimafia.

Resta da chiarire se il finanziere abbia operato «per conto di uno o più soggetti ancora non individuati». È la pista dei possibili mandanti, mai esclusa dalla Procura di Perugia.

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