San Marino, accuse all'ospedale: "Ragazza italiana non curata"

Il 118 di Urbino: «Il pronto soccorso pubblico ha rifiutato una 17enne ferita». La replica: «Falso, ricoveriamo tutti»

San Marino, accuse all'ospedale: "Ragazza italiana non curata"

Una guerra «intestina» tra medici lungo l'asse Urbino-San Marino? Un banale fraintendimento? Una grave calunnia? Un comportamento che - se provato - sarebbe da radiazione? Ruota attorno a queste quattro ipotesi il giallo delle - presunte - «cure negate» dall'ospedale di Stato di San Marino a una 17enne pesarese rimasta ferita in un incidente stradale a Montelicciano, frazione di Monte Grimano. Da qui l'ospedale sanmarinese dista solo tre minuti: naturale quindi che l'ambulanza «italiana» si diriga in territorio «straniero». Ma dal nosocomio della Repubblica del Titano - secondo la versione fornita dal Resto del Carlino - sarebbe arrivata una risposta raggelante: «La ferita è italiana? Allora non possiamo accoglierla». La testimonianza è di un medico del 118, Michele Nardella, che si è rivolto alla stampa per denunciare l'episodio. Risultato: l'ambulanza che era a tre minuti dall'ospedale di San Marino ha dovuto fare inversione, trasportando la ragazza al nosocomio di Urbino distante circa un'ora dal luogo dell'avvenuto sinistro. «C'è una registrazione che attesta la risposta-choc ricevuta dai camici bianchi sanmarinesi», accusano quelli del 118 di Urbino; «Ma quale registrazione, abbiano solo rispettato i nostri protocolli», replicano i colleghi di San Marino. Non è escluso che, a questo punto, a stabilire la verità sia la magistratura. La sensazione che il caso possa avere un risvolto giudiziario è infatti forte. Intanto la sola cosa certa è che una delle parti mente. Quale? Mistero.

Ma andiamo all'inizio della storia. La giovane cade dalla moto. È a terra, cosciente ma dolorante. Qualcuno chiama il 118 e risponde la centrale operativa di Pesaro che invia un'ambulanza da Sassocorvaro. Arrivato sul posto, il medico constata che la ragazza «potrebbe avere una gamba fratturata, forse un'anca, complicazioni alle ginocchia ed eventuali problemi interni». Ragion per cui va portata subito all'ospedale più vicino: quello di San Marino, appunto. Ma ecco il colpo di scena: «La segreteria dell'ospedale di San Marino ha chiesto alla nostra centrale operativa se la ragazza fosse sanmarinese. Alla risposta che era italiana ci hanno immediatamente negato l'ingresso in ospedale della nostra ambulanza», denuncia il dottor Nardella. Il quale, scandalizzato, rende pubblico il fattaccio: «Siamo stati costretti a portare la ragazza all'ospedale di Urbino, distante 25 chilometri di strada tortuosa impiegandoci quasi un'ora prima di arrivare, condannando la giovane a piangere per i sobbalzi che è stata costretta a subire dovendo percorrere strade tortuose e piene di buche. È un comportamento indegno siamo di fronte all'apartheid sanitaria e umanitaria da parte di uno Stato».

Ma l'Istituto per la Sicurezza sociale del Titano in una nota ha negato che vi sia «apartheid sanitaria e umanitaria»: «Come confermano le molteplici occasioni in cui le ambulanze sammarinesi sono intervenute al di fuori dei confini di Stato e il fatto che mai sia stato rifiutato un paziente di qualunque nazionalità, trasportato da 118 italiani all'ospedale sammarinese». Sul caso in questione, l'ospedale precisa che la «centrale operativa si è subito attivata constatando che era già in atto un intervento da Pesaro». E poi: «Quando è stato richiesto l'intervento sammarinese, il 118 di San Marino, in quanto non si trattava di codice rosso, ha chiesto la nazionalità della paziente in ragione del fatto che tende ad assistere i suoi cittadini nella propria struttura, a esclusione del percorso legato al trauma center di cui la Repubblica è sprovvista e quindi, indipendentemente dalla nazionalità dei pazienti, li invia ai centri di riferimento specializzati nel trauma».

La nota si conclude così: «Rispetto all'evento sono comunque in corso ulteriori analisi».

E per un'«analisi» dove andare, se non in ospedale?

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