Caso Skripal

Sanzioni, l’Italia (senza governo) s'accoda alle manovre anti Putin

Occidente compatto sulle ritorsioni a Putin per il caso Skripal. Anche l'Italia (senza più un governo) si allinea. Ma qualcosa sta cambiando. E Washington trema

Sanzioni, l’Italia (senza governo) s'accoda alle manovre anti Putin

Oltre cento diplomatici russi espulsi da Stati Uniti, Europa, Canada e Ucraina. Dopo la Gran Bretagna arriva la risposta dell'Occidente all'avvelenamento con il gas nervino a Salisbury di un'ex spia del Kgb e della figlia. Una mossa di inusitata durezza condivisa e sostenuta anche da un'amministrazione come quella di Donald Trump spesso accusata di essere troppo morbida con Vladimir Putin. Ma il fronte non è così compatto come sembra. Ed è soprattutto a Roma che questa linea inizia a scricchiolare. A dichiarare la guerra al Cremlino è stato, infatti, un governo dimissionario, tanto che si sono subito levate le proteste di Matteo Salvini. E ora alla Casa Bianca guardano con timore la possibilità che il nuovo governo possa sganciarsi.

Il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha ricordato che è "altamente probabile" la responsabilità di Mosca dietro l'attacco con il gas nervino che ha ridotto in fin di vita l'ex spia Sergei Skripal e la figlia, e ha anticipato che "misure aggiuntive, incluse ulteriori espulsioni nella cornice comune europea, non sono escluse nei prossimi giorni e nelle prossime settimane". Ma qualcosa già scricchiola. Secondo fonti diplomatiche alla Farnesina e a Bruxelles, sentite dall'Huffington Post, la linea europea sarebbe stata "sposata" a pieno solamente da Theresa May, Angela Merkel e Emmanuel Macron. Le prime due avrebbero addirittura voluto inasprire le sanzioni economiche e commerciali contro Mosca. "Ma su questo – spiegano dalla Farnesina – il premier Paolo Gentiloni ha fatto resistenza, riuscendo a stoppare l'iniziativa anglo-tedesca, ben vista dall'altra parte dell'Oceano". Il risultato, però, è stato che, al di là della dialettica interna, il governo (dimissionario) italiano si è allineato pur sapendo che le politiche anti Putin imposte dall'Unione europea ci costano ben 3 miliardi di euro l'anno. Un salasso a cui siamo esposti dal 2014.

A Roma, però, l'aria potrebbe cambiare da un momento all'altro. Se è vero che il Movimento 5 Stelle non ha fiatato sull'argomento, Salvini è stato sin da subito chiaro: "Isolare e boicottare la Russia, rinnovare le sanzioni economiche ed espellerne i diplomatici non risolve i problemi, anzi li aggrava". Anche per Giorgia Meloni è "inaccettabile che un governo dimissionario decida di espellere due funzionari dell’ambasciata russa". "Sono gli ultimi colpi di coda - continua - di un governo asservito alla volontà di Stati esteri che per fortuna sarà messo presto nelle condizioni di non nuocere più gli interessi nazionali italiani". Un punto di vista che piace alle altre cancellerie europee e alla Casa Bianca. Tanto che ieri il New York Times è subito passato all'attacco con un editoriale intitolato L'Italia ha abbandonato l'America. Per la Russia.

Ora non resta che vedere se il nuovo governo spezzerà (una volta per tutte) certe misure che, oltre a rovinare i rapporti con il Cremlino, puniscono le nostre aziende mandano in fumo posti di lavoro e soldi.

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