Palermo da oggi ha un lungomare Yasser Arafat. Un tratto del luminoso viale che si affaccia sul porto viene dunque intitolato a uno dei personaggi più controversi della tormentata storia mediorientale.
Nato al Cairo in Egitto, «inventore» della nazione palestinese, Arafat è sempre rimasto in bilico fra il mondo della politica e quello del terrorismo, tanto da ricevere contemporaneamente riconoscimenti e gravi accuse.
La cifra del personaggio è sicuramente l'ambiguità, plasticamente simboleggiata, durante la sua discussa prima visita in Italia, dall'ingresso alla Camera con tanto di pistola. Erano quelli i giorni drammatici del settembre 1982. E Arafat, che aveva a suo carico un mandato di cattura internazionale, fu ricevuto con tutti gli onori in Italia, anche dal Papa e dal presidente Sandro Pertini. L'unico a non riceverlo fu il presidente del Consiglio Giovanni Spadolini. E fu appunto l'ingresso a Montecitorio a suscitare un caso nel caso, visto che Arafat non volle separarsi dalla sua pistola. Ma d'altra parte già all'Assemblea generale dell'Onu, nel novembre 1974 a New York, si era presentato con la pistola e il ramoscello d'ulivo. E questa doppiezza non è mai stata risolta.
Tentando di prevenire le polemiche, il sindaco Leoluca Orlando alla cerimonia ha ovviamente enfatizzato la figura dell'Arafat diplomatico. «Palermo - ha dichiarato - nel 1996 ha intitolato una via della città al Premio Nobel Yitzhak Rabin, ucciso nel 1995, e oggi un piazzale sul lungomare a Yasser Arafat, che con Rabin ha condiviso il premio Nobel. Gli accordi di Oslo - ha detto - si devono al loro coraggio perché hanno compreso che la pace può superare e supera vecchie inimicizie tra i popoli. Sarebbe importante, e io nutro speranza - ha concluso - che si possa tornare allo spirito di Oslo e ad una duratura pace tra i popoli».
Molta acqua è passata sotto i ponti, dalle speranze di pace e dal ritornello dei «due popoli due Stati». Ma nell'ultima parte della sua vita, piuttosto che un interlocutore di pace Arafat è stato l'uomo che ha rifiutato un accordo di pace vantaggioso, rigettando a Camp David la generosa proposta del premier laburista israeliano Ehud Barak, che gli offriva quasi tutto, a partire da uno Stato palestinese in Cisgiordania e a Gaza.
A Palermo l'opposizione ha chiaramente criticato la decisione, che rientra peraltro in una consolidata politica estera dei Comuni che vede primeggiare proprio i due sindaci delle «capitali» meridionali. Il primo cittadino di Napoli Luigi de Magistris infatti, ha concesso nel 2013 la cittadinanza onoraria al successore di Arafat, Abu Mazen, e poi a Bilal Kayed, esponente del Fronte popolare per la liberazione della Palestina.
Da questo delirio toponomastico si tiene invece saggiamente
fuori la città di Roma, che domani dedicherà una via a Elio Toaff, rabbino capo della Capitale dal 1951 al 2001, massima autorità dell'ebraismo italiano del dopoguerra, partigiano, uomo della ricostruzione e della speranza.
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