
La vittoria in Premier League, la festa di matrimonio, le vacanze nella terra del fado, l'auto velocissima lungo la notte di Zamora, confine con il Portogallo, chilometro 65 dell'A-52, comune di Cernadilla, lo scoppio di uno pneumatico, il cielo ribaltato sull'asfalto, le lunghe tracce nere della frenata, lo schianto, le fiamme, bruciate due vite, Diogo Jota, attaccante del Liverpool, e il fratello Andrè Silva, trequartista del Penafiel, fine tragica di due giovani portoghesi, immagine terribile di cenere e fumo, nulla è più per i tre figli e per Rute, la moglie di Diogo, andata sposa il 22 di giugno, nemmeno il tempo per incominciare una lunga storia d'amore, nulla fu più per Mariella Scirea e per altre famiglie di gente di sport le cui esistenze di luce e gloria improvvisamente si trasformarono in lutto. Jota aveva affittato una Lamborghini, avrebbe raggiunto il porto di Santander per poi ritornare sull'isola britannica con un traghetto, aveva seguito i consigli dei medici, dopo l'operazione per una infezione ai polmoni, gli avevano suggerito di evitare l'aereo.
Passano, come i finestrini di un treno in corsa, i fotogrammi di altre tragedie. Gaetano Scirea concluse la sua splendida esistenza di campione del mondo in un incidente nella terra sconosciuta di Bask, Polonia, era seduto nel sedile posteriore della vettura che si scontrò con un autocarro, due taniche di benzina, collocate nel bagagliaio, presero fuoco, era il tempo nel quale i regimi comunisti dell'est non garantivano stazioni di rifornimento lungo le strade più buie, i due bidoncini servivano all'autista in caso di emergenza, di Gaetano restarono la storia grandiosa e l'epilogo lacerante, come per Federico Pisani, promessa atalantina; stava tornando a Bergamo, insieme con la fidanzata Alessandra, dopo una serata a Campione d'Italia, la notte per lui non ebbe mai un'alba. Il fotogramma tremendo di Gigi Meroni, travolto, a piedi, da un tifoso del Toro, Attilio Romero che sarebbe poi diventato pure il presidente dei granata, l'auto di Romero percorreva corso re Umberto, l'attraversamento azzardato di Gigi, a piedi, un passo indietro per evitare l'arrivo di un'auto ma, contemporaneamente, alle spalle, il colpo vigliacco della morte, la strada di sangue, l'artista del football, il poeta calciatore d'acqua dolce, ventiquattro anni strappati con il cuore di tutti. E Juan Gomez Juanito, torero del Real, stava tornando dal Bernabeu dopo Real Madrid-Torino, dormiva a fianco dell'autista, un amico fotografo, l'urto contro un camion, la pioggia nera e sporca lavò il corpo senza vita dell'ala spagnola, se ne andò così anche Urruti(coechea) portiere leggenda del Barcellona, Drazen Petrovic non salì a bordo dell'aereo che riportava a Zagabria la nazionale jugoslava di basket, lasciò alla sua fidanzata, Klara, la guida della Golf rossa, filarono verso la frontiera tedesca, un Tir olandese bloccò di traverso la strada, la velocità dell'auto era di cento e ottanta all'ora, erano le 17.20 quando l'orologio di Drazen si fermò.
Altre fotografie strappate, Paolo Barison sulla Fiat 130 coupé di Gigi Radice seduto al suo fianco, all'altezza di Andora, l'urto contro un camion che aveva saltato la corsia opposta, non concesse speranza all'ex ala milanista, Radice rimase ferito. La fine di Niccolò Galli non ebbe e non avrà mai una ragione, diciotto anni di sogni, l'Arsenal di Londra, l'orgoglio di Giovanni e Anna, quel bastardo spuntone del guard rail di Bologna a spegnere l'esistenza di un ragazzo, ricordato nel silenzio vero, profondo di Highbury.
Per ultimo il destino maligno di Michele Lorusso e Ciro Pezzella, calciatori del Lecce, scelsero, per infantile paura, di non raggiungere in aereo ma in treno i compagni di squadra a Varese. La Mercedes finì la corsa a Mola di Bari, i compagni appresero la notizia il giorno dopo, la partita venne giocata. L'album ha pagine bianche. La morte convive con lo sport.