La scommessa per un futuro di libertà e il rischio di finire nelle grinfie di Putin

La Moldavia, con il referendum per l'ingresso un Ue, è a un bivio storico: non stupiscono quindi le interferenze della Russia

La scommessa per un futuro di libertà e il rischio di finire nelle grinfie di Putin
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Incastonata com'è tra l'Ucraina invasa dalla Russia e la Romania membro dell'Unione Europea e della Nato, la Moldavia ha un destino difficile. Simile, in piccolo, a quello dell'Ucraina e in sostanza a quelli della Bielorussia e della Georgia. Tutte Repubbliche ex sovietiche i cui popoli, soprattutto i giovani, ambiscono a far parte del più libero e prospero mondo occidentale, ma alle quali Putin vuole imporre con la forza il ritorno del suo impero passatista. In Bielorussia c'è riuscito con un golpe, in Ucraina ci sta provando con la violenza più brutale, in Georgia si sta servendo di un governo eterodiretto. In Moldavia, ieri, si è giocata invece una doppia, delicatissima partita elettorale.

Il referendum che si è tenuto insieme con le elezioni presidenziali ha rappresentato un vero bivio storico: e infatti l'affluenza alle urne è stata massiccia. In palio c'era la prospettiva di adesione alla Ue della Moldavia e non stupisce che da Mosca abbiano giocato sporco per interferire. La presidente in carica europeista Maia Sandu cerca un secondo mandato dopo quello ottenuto quattro anni fa contro il candidato del Cremlino e potrebbe essere costretta al ballottaggio il 5 novembre, ma anche una sconfitta nel referendum azzopperebbe i sogni europei. Il parallelo con le vicende di Kiev è lampante: Sandu dal 2020 ha tagliato i ponti con Putin e dal 2022, dopo l'invasione russa dell'Ucraina, ha chiesto l'adesione della Moldavia all'Ue. Da allora Mosca ha investito denaro e mezzi per ricondurre il piccolo Paese nella sua orbita: sia minacciando l'impiego della forza dalla Transnistria, un piccolo Stato di fatto filorusso all'interno della Moldavia dove dispone di migliaia di uomini in armi e di un significativo arsenale, sia cercando di comprare i voti degli elettori moldavi.

Sandu e il suo premier Dorin Recean hanno denunciato «un gruppo di ladri che cerca di ingannare le persone, promettendo loro denaro e fornendo informazioni false» pur di allontanare la Moldavia dall'Europa, ed è chiaro il riferimento alla Russia e all'investimento fatto per condizionare il voto. Soprattutto attraverso l'oligarca Ilan Shor, già a suo tempo condannato dalla giustizia di Chisinau: un personaggio che affianca a metodi subdoli di disinformazione l'esplicita offerta di 300 dollari a testa per votare pro Mosca. La Moldavia è povera, e corrompere gli elettori non è impresa impossibile.

In molti hanno dovuto resistere all'offerta di un uovo russo per salvare la gallina europea. I moldavi però sanno bene cosa c'è in ballo: un futuro libero in Europa o il ritorno nell'orbita di una Russia autoritaria e anche economicamente meno attraente.

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