Se le grandi opere dei politici si riducono a una passerella

Da Genova a Lampedusa, la corsa al presenzialismo

Se le grandi opere dei politici si riducono a una passerella

Non abbiamo ancora un nuovo ponte, e infatti a Genova lo abbiamo soltanto demolito, ma abbiamo edificato un'altra passerella che è la nostra specialità ingegneristica.

A Lampedusa, da una nave da cui quaranta migranti volevano scendere, quattro parlamentari del Pd e della Sinistra Italiana hanno gareggiato per salire. A Losanna, subito dopo l'assegnazione dell'Olimpiade a Milano e Cortina, l'irresistibile voglia di fare passerella ha spinto il M5s, che da sempre è contro ogni grande evento, a imbucarsi e rivendicare l'assegnazione come un successo personale. E ancora. A Taranto, il ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, a cui non bastava fare passerella da solo, ha preteso che in prefettura, lo scorso 24 giugno, ben cinque ministri lo accompagnassero per ingigantire il blasone e gonfiarne l'importanza. Nessuno di loro è entrato nel merito della crisi con Arcelor Mittal che rischia di far spegnere l'altoforno, ma tutti e cinque hanno sorriso ai fotografi. In Italia, con il pretesto di portare testimonianza e di far sentire tutta la vicinanza delle istituzioni, non si fa altro che contendersi la scabbia di qualsiasi sventurato, di piangere lacrime non proprie, di terremotarsi per rimanere in piedi, di passeggiare sulle rovine. La passerella è il vero privilegio che nessun onorevole, tanto più quello del M5s, vuole abolire, ma che ogni giorno ricerca e allarga. E tutto si ripete.

L'anno scorso, a Catania, mentre un'altra nave rimaneva bloccata, deputati e senatori, hanno fatto contrabbando di sentimenti e spacciato per solidarietà il loro bisogno di apparire. Non si sapeva se correvano in soccorso dei migranti o se correvano per soccorrere sé stessi. A Lampedusa oggi, come a Catania ieri, sappiamo tutto dell'equipaggio, conosciamo le vite dei capitani (coraggiosi, ovviamente) ma non sappiamo nulla dei migranti che sono rimasti sottocoperta mentre sul ponte, in passerella, è salita la «capitana». «Io salvo vite» ha dichiarato Carola Rackete, ma con la sua manovra stava per schiacciare quelle della Guardia di Finanza.

Tutte le passerelle hanno in comune la retorica e vengono mascherate con il suo contrario. «Io darò tutto me stesso perché venga fatta giustizia. Scordiamoci le passerelle» ha detto ieri, a Genova, Di Maio, ma successivamente ha lasciato scatenare il suo movimento contro Rainews 24 e Sky Tg 24 colpevoli di avere oscurato il suo volto durante la diretta della demolizione del ponte Morandi. La verità è che era semplicemente caduto il collegamento, ma per il M5s «la televisione pubblica ha deliberatamente scelto di cancellare dal racconto televisivo di questa giornata, una forza politica».

Ad Amatrice, il sindaco, che non poteva più sopportare di vedere il suo paese invaso dai politici, raccontava di essersi inventato un daspo speciale anti passerella: «Semplicemente non li ricevo più. Loro promettono e partono ma io rimango e attendo».

Di Maio non ha dunque compreso che il caso aveva giocato a suo favore e che ci sono luoghi e momenti in cui la politica dovrebbe ritirarsi e mai esibire. Ha invece chiesto un posto nella storia dei fallimenti italiani. Non voleva tagliare il nastro di una ferrovia ma solo figurare in passerella: l'unica nostra e solida grande opera.

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