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Senato, scontro Meloni-Renzi tra "coerenza" e Bin Salman

Il leader di Iv affonda, la premier replica. I messaggi in codice sugli sms. "La benzina? Aiutaci tu con i tuoi amici sauditi..."

Senato, scontro Meloni-Renzi tra "coerenza" e Bin Salman

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L'unica, vera fiammata durante il question time di Giorgia Meloni in Senato arriva quando la parola passa a Matteo Renzi. Uno scambio acceso, forse troppo considerando che in occasioni come queste la premier (o il ministro di turno) è ovviamente a conoscenza sia del merito dell'interrogazione che del nome dell'interrogante. Insomma, di certo non c'è l'elemento sorpresa a favorire la scintilla. Eppure ce ne sono parecchie tra la leader di Fdi e l'ex premier, con qualche messaggio in codice davvero difficile da interpretare. Il primo arriva quando Renzi parla dei «laudatores», quel «coro di adulatori che ti dicono bravo e ti fanno gli applausi quando si è seduti sulla sua poltrona». Il secondo quando il leader di Italia viva sottolinea come Meloni «non ha fiducia nella sua squadra». E l'ultimo è un appendice della disponibilità che Renzi dà a dare una mano al governo, perché «lei lo sa che è così» e «ci sono centinaia di sms a dimostrarlo». Messaggi, evidentemente, che i due si sono scambiati in questi mesi. Insomma, una disfida in chiaro scuro, che forse ha un non detto che coinvolge il dialogo in corso sul premierato. Su cui in Fdi sperano possa alla fine convergere Italia viva (non ora, ma dopo le Europee e con qualche modifica al testo gradita a Iv).

Di certo, c'è che Renzi sceglie di fare un intervento evidentemente provocatorio, perché insiste sulla mancanza di coerenza di Meloni in questo anno a Palazzo Chigi. E sul punto la premier è notoriamente molto sensibile. La benzina - dice il leader di Iv - è più cara, pane e latte anche. Eppure «la sua coerenza si è fermata al giorno delle elezioni», perché «con buona pace del suo meraviglioso spot in cui diceva che le accise sulla benzina erano uno scandalo», da presidente del Consiglio ha invece «deciso di aumentarle». Insomma, «devo darle atto che è stata una straordinaria attrice». Anche sull'euro «ha cambiato idea», basta «fare la povera Cenerentola, Biancaneve o la Bella addormentata».

La parola passa a Meloni per la replica. E, magicamente, un Senato fino a quel momento sonnacchioso si accende. Di certo la premier non deve essere di buon umore, perché proprio in quei minuti rimbalza sulle agenzie la presa di posizione del leghista Massimiliano Romeo sul caso Lollobrigida («il suo comportamento andrebbe evitato»). Il capogruppo della Lega a Palazzo Madama non ne parla in Aula, ma intervenendo nella trasmissione radiofonica Un giorno da pecora. Una sfumatura che non cambia la sostanza: il Carroccio non fa quadrato con il ministro di Fdi sul pit-stop del Frecciarossa a Ciampino su cui da 48 ore si sono accese polemiche e richieste di dimissioni (e tra i più duri c'è Renzi).

Chissà se è anche per questa ragione che Meloni decide di rispondere a tono. «Grazie per l'assist», dice rivolta all'ex premier. E affonda: «Come lei sa, il costo della benzina dipende dalle scelte che fanno i Paesi che detengono il petrolio. Se ci vuole dare una mano con il suo amico Bin Salman, forse ci aiuta a dimezzare il prezzo della benzina...». E «non ho mai detto che volevo uscire dall'euro». Poi Meloni rivendica con l'azione di governo, sottolineando la promozione arrivata dalle agenzie di rating e lo spread ai minimi. Con buona pace della «speranza di certa opposizione che tifava contro l'Italia». Perché «anche sul Pnrr non c'è alcun ritardo» e «nelle prossime ore si vedrà il lavoro proficuo che stiamo facendo con la Commissione Ue».

E, in effetti, proprio ieri da Bruxelles hanno fatto sapere che stanno «finalizzando la valutazione sulla quarta rata», con il ministro Raffaele Fitto che non nasconde di essere «fiducioso» per una soluzione «positiva» e ««rapida».

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