Separazione delle carriere. Pinelli rassicura le toghe

La riforma arriva domani in Senato, l'opposizione sulle barricate. Il vicepresidente del Csm promette: mai i pm sotto l'esecutivo

Separazione delle carriere. Pinelli rassicura le toghe
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«Il sorteggio potrebbe in astratto svilire l'autorevolezza del Csm ma non c'è alcun rischio di assoggettare la magistratura alla politica, anzi. La separazione delle carriere è l'ultimo miglio del giusto processo previsto dalla Costituzione». Alla vigilia della discussione in Senato sulla riforma della giustizia, domani al Senato, il vicepresidente dell'organo di autogoverno della magistratura Fabio Pinelli a SkyTg24 smentisce chi vagheggia una possibile sudditanza delle toghe al Parlamento e invita in sostanza l'Anm ad «avanzare delle proposte che siano concrete e che possano tranquillizzare rispetto alla degenerazione correntizia che ha caratterizzato il Paese».

A Palazzo Madama le opposizioni preparano le barricate all'esame del testo dell'assemblea (senza mandato al relatore), come da calendario. Il provvedimento che separa le carriere dei magistrati, istituisce due distinti Consigli superiori e un alta Corte disciplinare è considerato una forzatura nel merito e nel metodo. L'ostruzionismo diventerà un'arma necessaria per aggirare il probabile contingentamento dei tempi di discussione. In aula arriveranno le solite «pregiudiziali di costituzionalità» e la successiva richiesta di non procedere al voto del testo, già alla seconda lettura. Il giorno dopo, causa iniziative legate alla celebrazione del Giubileo in Senato, sarà impossibile proseguire con l'analisi del provvedimento. Per l'approvazione definitiva è più facile che si arrivi a lunedì 23, il giorno prima delle comunicazioni al Parlamento del presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo del 26 e 27 giugno, o al massimo a mercoledì 28. Tutto dipende dalle intenzioni della maggioranza di usare o meno il canguro per accelerare l'ok e inasprire ancor di più lo scontro con le opposizioni. Ma il percorso della doppia lettura della riforma entro l'estate è segnato. D'altronde, come ha ricordato nei giorni scorsi il Guardasigilli Carlo Nordio la riforma è nel programma elettorale e costituisce «un obbligo e un dovere verso gli elettori».

Dopo la terza lettura a maggioranza semplice il testo della riforma sarà sottoposto al referendum confermativo: «È importante che non sia pro o contro la magistratura ma un referendum che chiede ai cittadini se sono favorevoli o contrari alla separazione delle carriere», ricorda Pinelli. Il Pd non molla, convinto che l'assenza del relatore denoti la scarsa volontà di dialogo su una legge che «stravolge gli equilibri tra i poteri dello Stato e l'architettura costituzionale rispetto a pesi e contrappesi, in funzione di un potere esecutivo predominante su tutti gli altri poteri», come spiega la vicepresidente del Senato Anna Rossomando. Ma «autonomia e indipendenza sono requisiti imprescindibili che la Costituzione sancisce come principi inderogabili», è l'opinione del vicepresidente del Csm, convinto che «sia legittimo per una maggioranza politica portare avanti le proprie istanze e le proprie visioni di politica giudiziaria, perché il potere di rappresentanza nelle democrazie spetta a chi è eletto».

La contrarietà alla riforma è stata espressa da tutte le correnti, compresa Magistratura indipendente: «Siamo contrari alla riforma perché non porterà a un'evoluzione del sistema giudiziario, ma a una sua involuzione», aveva detto nei giorni scorsi il leader di Mi Claudio Galoppi. Ma Pinelli ribadisce l'invito, già caduto più volte nel vuoto: «La magistratura non deve aprire al conflitto perché è nata per risolverlo».

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