"Serve un populista": Di Battista si scalda

L'ex parlamentare può essere l'uomo da spendere verso le elezioni

"Serve un populista": Di Battista si scalda

Roma Era partito dall'Italia «rosicando» e adesso è il solo che in Italia può sorridere. I parlamentari del M5s sono sempre più smarriti, (Paola Taverna: «Non mi va di parlare»), ma sempre più convinti che, in caso di elezioni, a guidarli non sarà Luigi Di Maio, ma Alessandro Di Battista, («Perché contro Matteo Salvini ci vuole un uomo di un'altra pasta. Contro un populista come lui ci vuole un populista più di lui»). Non è volato in l'India dove aveva promesso di girare nuovi documentari, ma in questi giorni si affaccia regolarmente su Facebook dove commenta la crisi di governo e anticipa la nuova linea: «Spettacolo da vomito da chi si è mascherato da protettore del popolo ma è schiavo del sistema». Per la prima volta la candidatura di Di Battista a premier del M5s non è più una minaccia ma una possibilità sempre più concreta. C'è infatti la regola dei due mandati che impedisce a Di Maio di ricandidarsi e che spinge Di Battista a provarci. «E questa volta a chiederlo potrebbero essere direttamente Grillo e Casaleggio. La catastrofe di Luigi precede il successo di Alessandro». Lo dicono a Milano dove, più che a Roma, si decide l'altra crisi: quella del M5s. Casaleggio - ieri ha parlato da presidente dell'associazione Rousseau - ha dato dell'irresponsabile a Salvini, («Gioca d'azzardo con la vita degli italiani»), e successivamente ha chiesto il voto: «Se dobbiamo andare a elezioni andiamo il prima possibile». Ma con quale premier? Dopo aver inventato «il mandato zero» per i consiglieri comunali, la fantasia, nel M5s, sembra essersi esaurita. «Se non ci inventiamo qualcosa, e non sono le ore in cui inventare, c'è solo Di Battista» dice ancora chi è vicino a Casaleggio. Chi ha incontrato Di Battista racconta che avesse davvero altri programmi. Pietrangelo Buttafuoco è stato l'ultimo a intervistarlo alla festa del Fatto Quotidiano. Dissimulava? «Non mi sembra ma io l'ho incontrato prima del terremoto» confida Buttafuoco. In verità, già in quella occasione preparava la campagna elettorale tanto da essere capace di una capriola spericolata nei confronti dei giornalisti. Per prendere le difese del cronista che aveva filmato il figlio di Salvini sulla moto d'acqua è stato capace di riabilitare chi, in passato, ha definito «puttane»: «Non mi sono mai permesso di mancare rispetto ai giornalisti». Da mesi si è impegnato a mancarne a Salvini. Dalla pubblicazione del suo manifesto (di candidatura), Politicamente Scorretto, Di Battista ha giocato con lui come il gatto col topo. E cosi Di Battista già a giugno avvertiva: «Salvini vuole far cadere il governo» mentre l'altro replicava, «è un chiacchierone tropicale». Si è arrivati a pochi giorni fa quando Salvini ha detto: «Stasera mando a c... Di Battista» e l'altro consigliato: «Si ubriacasse».

Ieri per dimostrare che è finalmente arrivato il suo turno, Di Battista ha attaccato Denis Verdini per colpire Salvini, («Manda tutto all'aria per pagare cambiali a parlamentari terrorizzati dal taglio delle poltrone o agli amici del suocero Verdini che se la fanno sotto»).

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica