
Agosto sta per finire e già si comincia a parlare di manovra. In particolare, di previdenza. Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro, ha riacceso il dibattito su uno dei temi da sempre più caldi: la pensione. Cerchiamo di capirne di più con l'aiuto del professore Antonio Mastrapasqua, già presidente dell'Inps.
Professore, il governo intende bloccare l'adeguamento dell'età della pensione che scatterebbe dal 2027. È una scelta sostenibile secondo lei?
"C'è chi vigila sulla sostenibilità delle leggi dello Stato, ma certamente il blocco dell'adeguamento dell'età pensionabile collegato all'aspettativa di vita, cresciuta e certificata dall'Istat, ha delle conseguenze sulle prestazioni".
Ci spieghi.
"Il coefficiente di rivalutazione verrà adeguato, in peggio, sicché avremo pensioni più magre nei prossimi dieci anni. Perché il coefficiente di rivalutazione dipende anche dal tempo in cui si va in pensione. Più tardi ci si va, meno si prende. Ogni riforma dovrebbe essere spiegata comprese le sue conseguenze negative".
Durigon ha affermato che Quota 103 non è ottimale, mentre Opzione Donna non è efficiente. Quale sarebbe, secondo lei, una buona soluzione?
"Sarebbe ottimale non armeggiare così compulsivamente sul sistema previdenziale che è delicato e complesso. Tutto si tiene. Progettare il proprio futuro dopo il lavoro è diventato sempre più difficile: il calcolo contributivo è diverso da quello retributivo che è stato il conforto di tutte le generazioni prima della nostra, la regolarità della contribuzione è diventata meno certa, nel corso della vita professionale; ma un bel po' di incertezza è stata introdotta dagli slogan di una politica sempre meno competente e certamente sempre più reticente".
Il sottosegretario ha insistito sulla questione di utilizzare il Tfr per irrobustire le pensioni contributive future. Lei cosa ne pensa?
"L'ho già detto e scritto anche sulle colonne di questo giornale. L'ideale sarebbe restituire in busta paga il Tfr. Sono soldi dei lavoratori che una norma quasi secolare ha deciso di differire nel tempo, con un atto un po' paternalista dello Stato, che considera i cittadini incapaci di fare i propri interessi. Sarebbe una mensilità in più all'anno, circa il 7% della retribuzione. Con i soldi propri i cittadini dovrebbero decidere se investire e quanto, sulla propria previdenza".
L'ex presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, ha proposto per la Calabria di istituire un reddito di dignità con i fondi Ue. Cosa ne pensa?
"Beh, qui siamo in un altro ordine di idee. Gli effetti disastrosi del reddito di cittadinanza li abbiamo visti e misurati. Ne ha goduto certamente chi lo ha promosso e sostenuto, come l'ex presidente Tridico. I conti pubblici ne hanno sofferto, anche perché mi pare che l'Istituto non avesse fatto tutto per verificare la legittimità delle prestazioni erogate. Che poi ci siano fondi Ue proprio per la Calabria, staremo a vedere. Forse Tridico è andato al Parlamento europeo proprio per cercare risorse in vista della sua nuova candidatura. Ma le ha trovate davvero?"
Non possiamo saperlo. Piuttosto professore, come si può fare per incentivare la partecipazione al mercato del lavoro? Quali consigli al governo?
"Il tempo dei consigli al governo per me è finito. Magari servirebbe un po' più di linearità.
La Lega ai tempi della quota 100 diceva che per ogni pensionato in uscita ci sarebbero stati due nuovi occupati. Oggi mi pare che si sostenga il contrario, cioè che i sessantenni al lavoro producono nuova occupazione. Due opinioni che vengono dallo stesso partito. Cambiare idea è legittimo, ma ci vorrebbe più coerenza".