Milano - Maryan Ismail, antropologa italo-somala, ex dirigente Pd, donna simbolo di un possibile islam diverso, le carceri diventano terreno di caccia di fanatici e cattivi maestri.
«Gli incontri avvengono in spazi di preghiera, diritto dei detenuti, ma parlando in arabo non si comprende il contenuto di sermoni e riflessioni su versetti. Serve controllo, con personale conosciuto dalla polizia penitenziaria. Altro punto le scelte che si fanno».
Di quali scelte parla?
«Il governo sembra aver imboccato una corsia preferenziale verso una sola componente: il ministro Orlando ha firmato un'intesa con l'Ucoii per la formazione della polizia penitenziaria. A Milano San Vittore, invece, si lavora con Coreis e vicario episcopale».
Percorsi con esiti diversi?
«Due pesi e due misure. Nel tavolo interreligioso delle comunità islamiche al Viminale sono tutte rappresentate. Ma un altro ministero lavora solo con l'Ucoii. Non si capisce. Noi lamentiamo questa predominanza, a tutti i livelli».
Ma chi sono questi imam?
«Gli imam che abbiamo in Italia in arabo si chiamano khatib e guidano la preghiera. Si propongono e le comunità li accettano. Gli imam sono figure moto importanti, pur non avendo noi una gerarchia ecclesiastica. Possono avere indirizzo giuridico, e valutano l'applicazione della sharia, o teologico per guidare su temi religiosi. Quando si parla di imam si deve distinguere, in Italia e in Europa c'è una grande confusione, il khatib viene chiamato a fare l'imam senza averne gli strumenti e dopo un po' di anni esercita dei poteri. Questo va chiarito scegliendo una formazione diversa. Soprattutto noi donne vogliamo questo, una lettura adeguata alla vita moderna. Siamo nel 2017».
Questa confusione facilita il fanatismo? E ragazzi in carcere non hanno strumenti per opporsi al lavaggio del cervello?
«Certo, chiunque può ergersi a portatore della Verità. Si convincono di seguire le cose alla lettera, da qui c'è il salto verso un'islamizzazione estremista delle comunità, con una lettura salafita, di ritorno alle origini, che mescola il giuridico e il teologico in modo non consono. Ci sono ragazze che mettono il velo in Italia perché c'è un indirizzo preciso nelle moschee. E oggi la stragrande maggioranza delle moschee ha questo indirizzo. Il presidente dell'Ucoii Izzedin Elzir dice che hanno 196 moschee in Italia».
E questo predominio coincide con questo indirizzo?
«Generalmente sì. E questa visione univoca dell'islam azzera le tradizioni di origine. Se vediamo i muridi senegalesi, le donne che uscono dalle moschee hanno trecce e capelli al vento».
Cosa propone per gli imam?
«Formazione, controlli, certificazione, un
albo. Se nei nostri Paesi vengono chiuse le moschee salafite, perché qui dobbiamo avere timore di registrare ciò che si dice in carcere? Io musulmana chiedo il massimo della sicurezza, visto che noi siamo le prime vittime».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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