Elezioni politiche 2022

100 miliardi in scadenza: scatta l'allarme sui titoli? Cosa succederà dopo il voto

Tempesta energetica, recessione, allerta speculazione, tenuta del debito: un eventuale centrodestra di governo guidato da Giorgia Meloni dovrà affrontare subito sfide decisive

100 miliardi in scadenza: scatta l'allarme sui titoli? Cosa succederà dopo il voto

Un lungo autunno segnato dalla tempesta perfetta dell'energia e dell'inflazione galoppante a cui aggiungere lo spettro della recessione, la possibilità di un declassamento economico da parte delle agenzie di rating e, infine, di un aumento della speculazione finanziaria contro il debito pubblico. L'Italia, dopo il voto del 25 settembre, sarà sull'ottovolante e se riuscirà a ottenere la maggioranza assoluta il centrodestra di governo, e la premier in pectore Giorgia Meloni, dovranno affrontare fin dalle prime settimane una serie di sfide a tutto campo.

Di questo avevamo già reso conto su Inside Over, perorando l'idea che per fugare le cupe nubi della speculazione e del ritorno in forze dei "falchi" della finanza e delle istituzioni comunitarie sull'Italia un probabile governo Meloni dovrebbe presentarsi con un piano ambizioso di contenimento dei costi della crisi energetica e delle bollette, dedicando ad esso una parte consistente dello sforzo economico-finanziario della prima manovra finanziaria. Ma per quanto imponente il peso della crisi energetica interna è solo uno dei macigni che il governo Draghi nella sua fase terminale e il prossimo esecutivo che il centrodestra ambisce a guidare dovranno affrontare nelle prossime settimane.

A fine agosto, lo ricordiamo, il Financial Times ha dato conto dell'accumulazione della più imponente puntata speculativa contro l'Italia dell'ultimo decennio. Il settembre 2022 sarà come il settembre 1992, mese del durissimo attacco speculativo di George Soros contro la lira? In certe condizioni una potente ondata ribassista sugli strumenti finanziari di Roma potrebbe accadere oggi non tanto per l'esito elettorale quanto piuttosto per l'accumularsi di una serie di dinamiche sfavorevoli per l'Italia: in primo luogo la recessione tedesca, che la Bundesbank prevede poter durare per tutto il 2023, impatterà di sicuro sul cuore produttivo dell'Italia del Nord; in secondo luogo, il declassamento dell'outlook del Paese e delle principali società energetiche e finanziarie da parte delle maggiori agenzie di rating, guidato da Moody's, sta sicuramente orientando gli investitori; infine, le politiche restrittive della Banca centrale europea e la fine del quantitative easing aumentano il costo di servizio di un debito su cui la spada di Damocle dei 38 miliardi di euro di speculazione appaiono come un macigno.

"Il regalo di benvenuto dell'Italia a Meloni sarà una prospettiva economica peggiore", ha scritto Bloomberg nella giornata del 22 settembre, per poi aprire nell'edizione odierna con un commento di un'analista italiana, Alessandra Migliaccio, storica firma della testata, secondo cui un'affermazione del centrodestra può "spaventare i mercati". Data l'accumulazione di puntate negative e di contesti sfavorevoli al sistema-Paese, appare difficile trovare una corrispondenza diretta tra un'eventuale affermazione di una destra che per tre quarti delle sue componenti (Lega, Forza Italia, centristi) era già saldamente a fianco di Mario Draghi prima della crisi di governo innescata a luglio da Giuseppe Conte e un peggioramento delle condizioni del sistema-Paese. Specie considerato il fatto che un'eventuale maggioranza di destra si troverà nei primi mesi a affrontare le sfide dell'emergenza energetica e le sue asperità. Però è indubbio sottolineare che le condizioni economiche che la coalizione conservatrice potrebbe trovarsi a ereditare rischiano di essere di progressivo deterioramento.

E su quest'ottica non va dimenticata la sfida del debito. Che oltre alla speculazione dovrà affrontare la partita della rinegoziazione di molti acquisti in cui, dal 2015 in avanti, ha avuto un ruolo decisivo la Bce con il Public Sector Purchase Program (Pspp) e il Pandemic Emergence Purchase Program (Pepp) promossi da Mario Draghi e Christine Lagarde. "I titoli di Stato in circolazione valgono 2.229 miliardi e oltre il 10% di questa cifra va gestito nei primi 15 mesi della prossima legislatura", segnala un report del Centro studi di Unimpresa citato da La Stampa, che nella sua analisi aggiunge la tempistica dei primi scogli per Roma per il dopo-elezioni: "il calendario del ministero dell'Economia prevede infatti un'asta di Btp martedì 27 ed un'asta di Bot il 28", negli stessi giorni in cui "il governo uscente dovrà pubblicare infatti la nuova Nota di aggiornamento" al Documento di Economia e Finanza in cui lo spettro recessione potrebbe diventare stima messa nero su bianco.

Come ha sottolineato il direttore di Agenzia Dire, Nicola Perrone, "per Giorgia Meloni il tema più vero non sarà quello di vincere (o stravincere) ma quello di mettere in campo un governo capace di governare e risolvere i grossi problemi che già si stagliano all’orizzonte". C'è la possibilità che la congiuntura destinata a scatenarsi a partire da ottobre crei le condizioni per una tempesta perfetta. E un esecutivo vittorioso alle elezioni può affrontare una sfida decisiva nelle prime settimane di mandato. Con un caveat fondamentale: navigare saldamente nella tempesta energetica, mettere a terra strategie di contenimento dei costi e avviare una volta messa in sicurezza la barca le riforme previste dal programma elettorale può consentire, doppiato l'autunno e superato l'inverno, anni di navigazione più tranquilla. La recessione si batte con la responsabilità, così come ogni "gufata" dei giganti del rating e della finanza internazionale che presto potrà trovarsi di fronte alla necessità di preferire i rendimenti pregiati garantiti da un'Italia too big to fail piuttosto che affondare sul Paese la lama della speculazione. A cui Roma ha, forte di un tessuto produttivo resistente e di risparmi privati ancora solidi, le armi per far fronte.

A prescindere dal colore del governo in carica.

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