"Sono d'accordo con il 7 ottobre" tuona l'imam di Torino, Mohamed Shahin, sull'attacco stragista di Hamas, che ha provocato la morte di 1200 israeliani, in gran parte civili inermi, e 251 ostaggi. Le parole shock sono state pronunciate durante l'ennesima manifestazione pro Pal del 9 ottobre. "Ho detto chiaro e questo lo ribadisco e vorrei dirlo ad alta voce, che noi siamo, io personalmente, sono d'accordo con quello che è successo il 7 ottobre" è la frase riportata testualmente dalla Questura. L'imam, difeso anche da ambienti buonisti cattolici, ha aggiunto: "Quello che è successo il 7 ottobre 2023 non è una violazione non è una violenza". E poi giustificava Hamas spiegando, con una sintassi imprecisa, che è la resistenza. Per il questore di Torino e il Viminale "ha difeso i terroristi di Hamas legittimando lo sterminio di inermi cittadini israeliani, generando una vasta risonanza mediatica e suscitando indignazioni anche tra soggetti meno radicali del movimento pro Pal". Non solo: Shahin ha "un ruolo di rilievo in ambienti dell'Islam radicale". Oppositore del presidente egiziano, il moderato Al Sisi, pregò Allah per la sua "distruzione". Ovviamente davanti ai giudici che lo hanno graziato, l'imam ha subito dichiarato "di non avere mai inneggiato ad Hamas e di ripudiare ogni forma di violenza". Però nel marzo 2012, lo stesso anno della foto assieme a Cerantonio, che si è fatto immortalare con la bandiera nera dei gruppi jihadisti davanti a San Pietro, veniva fermato dalla Polizia di Imperia insieme a Giuliano Ibrahim Del Nevo. Il primo seguace delle bandiere nere italiano, convertito e ucciso in combattimento nel 2013, in Siria. Il "martire" jihadista pregava in una moschea di Genova prima di arruolarsi con il fronte al Nusra, la costola di Al Qaida.
Cinque anni dopo nell'ambito di indagini su El Mahdi Halili "veniva registrata una conversazione - si legge nel ricorso che ha liberato l'imam - in cui questi consigliava ad altro soggetto di rivolgersi a Shahin presso la moschea di Torino". Nato in Marocco e residente a Lanzo, vicino al capoluogo piemontese, Halili è considerato dall'antiterrorismo "il filosofo dell'Isis". Finito in carcere nel 2018 evocava il "martirio" e la "guerra santa" come unica via "per i buoni musulmani". Il giovane jihadista è stato condannato a sei anni di carcere e adesso è in libertà, ma sotto sorveglianza. L'imam di Torino lo scorso 17 maggio è stato denunciato per blocco stradale durante una manifestazione pro Palestina, reato completamente smontato dalla Corte d'Appello.
Nell'assalto alla redazione della Stampa si
chiedeva a gran voce la liberazione di Shahin, puntualmente avvenuta, ma esiste una parte del fascicolo sull'espulsione, per ora mancata, che "non è accessibile in quanto concernente documentazione classificata come riservata".