
Non sarà lei, a spiegare le piccole ma importanti contraddizioni che ora pesano sul destino di suo figlio, accusato di un crimine da ergastolo. Ieri mattina Daniela Ferrari, madre di Andrea Sempio, davanti ai carabinieri di Milano sceglie la strada che la legge le consente: tace. Rifiuta di rispondere, rifiuta di spiegare nuovamente cosa accadde a casa sua a Garlasco la mattina del 13 agosto 2007, mentre a un chilometro da lì Chiara Poggi veniva uccisa.
Nello stesso giorno in cui mamma Sempio viene convocata in caserma, cambia la vita di Alberto Stasi: che per la giustizia è il vero, unico autore di quel delitto e che dopo dieci anni di carcere ottiene la semilibertà. Poteva già lavorare all'esterno del carcere di Bollate, ma ora i suoi spazi si allargano molto: libera uscita fino alle 22, i weekend a casa, movimenti senza controlli. Ha pagato un conto lieve, alla fine, se davvero ha ucciso Chiara. Enorme, se è innocente.
Stasi non è solo spettatore di quanto sta accadendo nell'inchiesta-bis a carico di Sempio, riaperta dai nuovi capi della Procura di Pavia. Gli accertamenti scientifici che sono alla base delle nuove indagini vengono estesi anche a lui: non le analisi del Dna trovato sulle unghie di Chiara, che sicuramente non è il suo è probabilmente di Sempio; ma quelle sulle sessanta impronte digitali trovate nel 2007 nella villa del delitto e considerate finora inutilizzabili. Adesso verranno confrontate con una lunga serie di possibili sospetti, scontando il fatto che i reperti originali non sono più disponibili (come del resto il Dna di Chiara) e che ci si baserà sulle fotografie scattate all'epoca, nel caos disarmante degli accertamenti subito dopo la scoperta del corpo: tre serie di impronte identificate appartenevano a altrettanti ufficiali del Ris dei carabinieri, che si erano mossi senza guanti sulla scena del crimine.
Le perizie commissionate dal giudice preliminare occuperanno diversi mesi e non è scontato che arriveranno a conclusioni certe. Così vanno avanti e assumono importanza le indagini tradizionali, a partire dagli interrogatori che il Nucleo investigativo dei carabinieri di Milano (scelto per motivi di opportunità, visto che i carabinieri di Pavia sono stati fin dall'inizio convinti della colpevolezza di Stasi) stanno compiendo su delega dei pm. La testimonianza della madre di Sempio faceva parte di questo programma di approfondimenti. Era necessaria sulle circostanze di ritrovamento del ticket di un parcheggio di Pavia, che è l'alibi di suo figlio per il giorno del delitto, e che lei - quando il marito lo trova giorni dopo in auto - quasi con preveggenza decide di conservare: Sempio e suo padre, quando vengono sentiti nel 2017, danno versioni differenti. Era necessaria anche sulle ore della mattina del 13 agosto, quando dice di avere dato alle 10 l'auto a suo figlio che va a Vigevano a cercare un libro ma invece di un'ora ce ne mette due: e infatti nell'alibi compare una visita alla vecchia nonna. Incongruenze probabilmente spiegabili. Ma Daniela Ferrari tace, d'accordo con i legali di suo figlio.
Scelta legittima, ma che si aggiunge al rifiuto iniziale di prelievo del Dna e al «no» alle nuove analisi, che hanno fatto dire ad Alberto Stasi: «Io sono garantista, ma non ci si deve mai sottrarre all'accertamento della verità».
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