
Mentre Trump si scatena sui social e Zelensky è il solito fiume in piena, la Russia si avvicina al vertice in Alaska senza dichiarazioni di Putin, Lavrov, Medvedev o Zacharova. Di mantenere i contatti con i media è stato incaricato Alexey Fadeyev, vicedirettore del dipartimento informazione del ministero degli Esteri. E se Kiev non ha alcuna intenzione di perdere Donbass e Crimea, Fadeyev ha messo le mani avanti ricordando che la struttura territoriale della Russia non sarà oggetto di discussione nell'imminente incontro tra Putin e Trump. "La nostra posizione sulla fine della guerra in Ucraina è stata espressa dal presidente nel giugno 2024 e non è cambiata", precisa. All'epoca lo zar di Mosca aveva chiesto il ritiro completo di Kiev da quattro regioni che la Russia rivendica come proprio territorio ma che non controlla completamente. Fadeyev aggiunge: "La violazione da parte dell'Occidente del suo obbligo di non espandere la Nato è diventata una delle cause principali del conflitto. Il ritorno dell'Ucraina alle origini della propria sovranità, compreso lo status di neutralità, è la migliore garanzia di una pace affidabile e duratura".
Affermazioni che non fanno ben sperare alla vigilia del summit di Anchorage. Gli strali del Cremlino si abbattono anche su Bruxelles, perché Mosca si riserva il diritto di adottare contromisure in relazione all'utilizzo di risorse russe da parte dell'Ue a sostegno di Kiev. Inoltre "l'incontro tra Europa e Ucraina è politicamente e praticamente insignificante, l'Ue sta di fatto sabotando gli sforzi di pace". E sull'Ungheria che appare morbida nei confronti di Putin, l'intelligence di Mosca non esclude "un golpe Ue nei confronti di Orbàn". Di fatto gli apparati russi denunciano l'assenza di libertà altrui mentre restringono le chiamate sui servizi di messaggistica Telegram e WhatsApp.
Il vertice arriva mentre le truppe del generale Gerasimov mettono a ferro e fuoco Donetsk e Kherson, costringendo migliaia di civili alla fuga. Difficile pensare con queste premesse che Putin sia disposto a congelare un conflitto che lo vede vincente su tutti i fronti. Ieri mattina tra l'altro il leader russo ha sentito al telefono il presidente della Corea del Nord Kim Jong-un. I due hanno parlato di collaborazione a tutto tondo, e anche del possibile invio entro fine mese di 50mila soldati di Pyongyang sui fronti di guerra ancora aperti.
Putin inoltre è al lavoro con l'alleato bielorusso Lukashenko per la sperimentazione dei missili ipersonici Oreshnik durante le esercitazioni Zapad-2025 di settembre. "Dobbiamo essere pronti a tutto, e non possiamo assistere con calma alla militarizzazione e all'attività militare a ridosso dei nostri confini", spiega il ministro della Difesa bielorusso Khrenin.