
«Non ci interessano i soldi, ma i poveri». Matteo Maria Zuppi (nella foto), presidente della Cei e arcivescovo di Bologna, attacca a sorpresa il governo sulla modifica delle attribuzioni dell'8x1000. Zuppi esprime «delusione». Il governo - sottolinea il porporato - ha deciso di «modificare» in modo «unilaterale» tanto le «finalità» quanto le «modalità» dell'8x1000. L'arcivescovo originario di Roma non ha dubbi: la scelta rompe «la realtà pattizia dell'accordo stesso». E crea «una disparità» che «danneggia» pure «le altre confessioni religiose» che hanno firmato l'intesa. Considerazioni che interessano i rapporti tra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica. Il problema sollevato dal presidente della Cei è la lotta alla povertà. I fondi dell'8x1000 consentono «di essere vicini alle esigenze delle persone». Risorse che - insiste il porporato italiano - sono una parte importante del nostro sforzo, per tutti». La partita per il cardinale non è chiusa. Il contenzioso -specifica - può essere risolto. Un po' perché è «il Giubileo della speranza» e un po' perché Zuppi spera che l'esecutivo faccia un passo indietro. Le regole dell'8x1000 - continua - «non possono essere modificate, se non di comune accordo». Il discorso è ampio. La Cei non vuole «privilegi». Poi, certo, la Chiesa è «una madre». E come «certe madri» sono capaci di qualunque sforzo «pur di dare ciò che serve ai propri figli, faremo anche noi così», chiosa. L'ex premier e ora leader d'Iv Matteo Renzi cavalca la battaglia del cardinale appartenente alla Comunità di Sant'Egidio. La convinzione di Renzi è che il governo, con il sottosegretario Alfredo Mantovano in primis, abbia tolto fondi alla Cei per la posizione dei vescovi sui migranti. E prepara l'attacco in Aula sul dl Sicurezza. Il «governo» è «arrogante», tuona l'ex premier. E quello sull'8x1000 è «l'ennesimo colpo di testa Meloni-Mantovano».
Ma il presidente Cei sbaglia bersaglio. La modifica dell'articolo 47 della legge 222/85 è stata introdotta dalla maggioranza parlamentare che ha sostenuto il Conte bis, nel 2019. Con un provvedimento legislativo, i giallorossi hanno inserito la possibilità di scelta diretta - quando si destina l'8x1000 allo Stato - della tipologia a cui è destinato l'intervento. E sempre la stessa maggioranza ha introdotto cinque finalità diverse. Il governo di Giorgia Meloni, invece, ha soltanto inserito una sesta finalità: aiutare le comunità di recupero che si occupano di tossicodipendenze. L'offensiva di Zuppi avviene mentre Palazzo Chigi è impegnato nel bilaterale tra la premier e il presidente francese Emmanuel Macron. Fonti di governo etichettano la polemica come «assurda». C'è una battuta che stempera lo scontro: «Zuppi è un grande conoscitore di testi sacri, meno di questioni fiscali». La quota, del resto, rimane invariata. «Forse - specificano le stesse fonti - il vero motivo dell'irritazione è che abbiamo aggiunto tra le finalità il contrasto alla tossicodipendenza». E ancora: «Con un ragionamento contorto, qualcuno potrebbe dire che certi contribuenti potrebbero essere tentati di non dare i soldi alla Cei visto che già lo Stato si occupa di quella questione». «L'irritazione», insomma, è percepita come assurda.
E forse c'è anche un po' d'incredulità: «Non capiamo l' irritazione per la finalità alla lotta alle tossicodipendenze - concludono le fonti di governo - , dovrebbero essere felici. È comunque una finalità sociale e non tipo beni culturali. Come se la Cei non gradisse un eventuale inserimento della voce contrasto alla povertà».