La politica non sarà un pranzo di gala, ma solo a sinistra è un regolamento di conti. Il più moderato tiene il coltello e il più cattivo è meno cattivo del più buono. Con il suo consueto distacco (perché, sia chiaro, «io sono sempre stato un uomo d'unità») Romano Prodi ha ieri mandato gli auguri a Matteo Renzi e alla sua Italia Viva: «Bellissimo nome. Somiglia a uno yogurt. Il problema è la scadenza». E pensare che Giuseppe Conte aveva promesso una lingua mite per i suoi ministri Mite? Dario Franceschini, che da quando è tornato al ministero dei Beni Culturali crede di avere liberato l'Italia come gli angloamericani nel '45, non smette di paragonare Matteo Salvini al Duce («È il massimo della pericolosità») e se non ci fosse questo governo, ripete, il rischio sarebbe quello di avere Salvini «alla massima potenza, magari a torso nudo a mietere il grano». Esagerato? Lo pensano in tanti. Tuttavia mai perfido come è stato con Renzi. Non appena ha saputo della scissione, avrebbe iniziato a mandare ai parlamentari del Pd la foto dell'Api, il partito scomparso di Francesco Rutelli, lasciando intendere quale sarà l'epilogo che lo aspetta. A sentire Renzi è ancora poco, se è vero che l'uscita si è consumata non con le lacrime e il dolore del vecchio amico, ma con l'avvertimento via sms da parte di Franceschini, «uscirai dal Pd e non ti considererà più nessuno». Certo, bisogna ricordare che già Renzi, a sua volta, di Franceschini aveva detto «è un vicedisastro» e che in questi anni, lui per primo, si è fatto detestare da tutti. E però, è sufficiente questo per far dire a Massimo D'Alema «un giorno delle sue riforme non resterà neppure la puzza»? In Sicilia, anni fa, si servì di una frase di Renzi per sostenere che chi ritiene «le elezioni in Sicilia un fatto locale è un idiota». La frase era stata pronunciata da Renzi e quindi decidete voi a chi D'Alema dava dell'idiota. Ieri, ha intanto individuato un nuovo leader in Conte tanto da giurare che si fida del premier. E di Renzi? «Il secondo Pd è finito» ha dichiarato D'Alema e tutti i giornalisti hanno capito che per «finito» si riferiva a Renzi (diciamolo). Insomma, buonisti a sinistra non lo sono mai stati. Isterici, irascibili, feroci e quando sono a corto di argomenti (a D'Alema accadde a Ballarò e contro il direttore del Giornale) sono capaci di ricorrere alla violenza del turpiloquio che nel loro caso diventa però libertà d'espressione, esplosione genuina e non rozzezza populista. Anche Pier Luigi Bersani, oggi davvero il più sereno di tutti e che giura di non volere rientrare nel Pd, in passato ha dato della «rompicoglioni» a Mariastella Gelmini e a Prodi sarebbe scappato, in aula, anche un «vaffanculo». Senza saperlo, puntava già ai voti del M5s per farsi eleggere presidente della Repubblica E dunque, è un'opinione quella di Prodi o non è altro che una cattiveria dire che Italia Viva è il nome che «un suo amico propose per uno yogurt forse per via dei fermenti vivi.
Il problema è che lo yogurt ha una scadenza ravvicinata»? Solo acidità, e di stomaco? Enrico Letta da Renzi ha sopportato l'aggettivo «incapace» e preso (ancora) dell'idiota («Per rispetto della sua intelligenza non commento una simile idiozia») mentre Giorgia Meloni ha ricevuto in passato da Carlo Calenda questo tweet: «Sei la versione burina del KKK». E dire che per Conte, grazie ai nuovi alleati, questa sarà la repubblica «dal volto umano». Giallo-rosso. Giallo come la loro bile e rosso dopo i loro schiaffi.
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