Quirinale

La sinistra incensa il capo dello Stato ma non lo ascolta se difende Meloni

Fermi tutti. Si è rotto il navigatore dell'opposizione. C'è Elly Schlein, confusa, che ha scambiato il Quirinale per l'Aventino

La sinistra incensa il capo dello Stato ma non lo ascolta se difende Meloni

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Fermi tutti. Si è rotto il navigatore dell'opposizione. C'è Elly Schlein, confusa, che ha scambiato il Quirinale per l'Aventino. In assenza di fascismo. Mentre Giuseppe Conte pensa di arruolare Sergio Mattarella nelle «brigate di cittadinanza». Sulle barricate con Beppe Grillo. Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli scorgono già dietro il Colle il sol dell'Avvenire. E pure Matteo Renzi si intrufola nella bagarre. Rapido come una lepre a sfruttare l'occasione. Il tutto all'insaputa di Mattarella, che si è limitato a chiamare il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, mettendo tutti in guardia dall'abuso del manganello. Le parole del capo dello Stato hanno trovato «condivisione» da parte di Piantedosi. Lo assicura il Colle in una breve nota diffusa anche sui social. Ma la partita non è chiusa.

L'opposizione muta quando Mattarella - come tre giorni fa - difende Giorgia Meloni dall'odio e dagli insulti, si infiamma a corrente alternata. Comincia Schlein, sabato sera da Milano. Si immagina una trama oscura. Una sorta di strategia della tensione, «che non fa bene al Paese», alimentata da Palazzo Chigi. Renzi ne approfitta per lucidare l'argenteria: «Sono fiero di aver lavorato alle elezioni di Mattarella». Il segretario della Cgil Maurizio Landini osa: «Lunga vita a Mattarella». Conte non parla ma riesuma l'ex presidente della Camera Roberto Fico: «Le parole di Mattarella sono importantissime». Fratoianni sabato ringrazia il presidente della Repubblica e domenica inventa una guerra dei mondi tra il Quirinale e Palazzo Chigi: «La reazione della destra è un anticipo di conflitto istituzionale per il premierato».

Mattarella finisce, suo malgrado, in un frullatore impazzito. Insieme a Ghali e Dargen D'Amico. La Repubblica schiera Concita De Gregorio in prima pagina. «Quelle parole da tatuare», è il titolo. De Gregorio sogna il colloquio tra un marziale Mattarella e un Piantedosi in versione cane bastonato. Poi frulla tutto nel mixer. Un filo nero in cui si tengono l'urlo antifascista alla Scala e i fiori per Alexei Navalny. Ghali contro il «genocidio» e le proteste davanti alla Rai. Anche Massimo Giannini su X tira fuori il santino e ringrazia Mattarella. C'è chi invoca i «pieni poteri» del Quirinale dal Papeete dei social.

La celebrazione entusiastica dell'incolpevole capo dello Stato arriva a poco più di una giornata di distanza da un altro monito quirinalizio. Mattarella aveva fatto Mattarella anche il 23 febbraio, con una nota altrettanto chiara sulla campagna d'odio contro la premier Giorgia Meloni. Uno squillo contro i fantocci di Meloni bruciati in piazza. Contro il sessismo di Vincenzo De Luca. Ecco Mattarella: «Si assiste a una intollerabile serie di manifestazioni di violenza: insulti, volgarità di linguaggio, interventi privi di contenuto ma colmi di aggressività verbale, perfino effigi bruciate o vilipese, più volte della stessa Presidente del Consiglio, alla quale va espressa piena solidarietà». Silenzio dalla sinistra. Come quando il capo dello Stato aveva difeso Meloni subito dopo le elezioni politiche del 2022. Di fronte alle ingerenze della Francia di Emmanuel Macron, Mattarella aveva messo le cose in chiaro: «L'Italia sa badare a se stessa».

È l'opposizione che cerca sempre un badante.

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