La sinistra si indigna per il karaoke. Ma scorda le sue risate

Schlein e Conte sorridenti in piazza: non serviva più compostezza? La lezione del sindaco di Cutro

La sinistra si indigna per il karaoke. Ma scorda le sue risate

Alla fine ci ha pensato il sindaco di Cutro a rimettere le cose nel loro ordine naturale, a stoppare gli sciacalli che non fermano i loro calcoli elettorali nemmeno di fronte alle tragedie, che mischiano morti e karaoke senza soluzione di continuità e con sprezzo del ridicolo. Dopo due giorni di delirio, in cui il dibattito pubblico si è avvitato attorno al cinquantesimo compleanno di Matteo Salvini, Antonio Ceraso, primo cittadino del piccolo comune calabrese, risponde così a chi gli chiede dell'ormai celeberrimo video in cui il ministro dei Trasporti e la premier intonano una canzone di De Andrè: «Non mi sono sentito offeso. Vado oltre, altrimenti perdiamo tempo. Questo problema deve essere attenzionato a livello europeo, vivo sulla mia pelle pensando ai miei concittadini». Parole semplici e definitive. Basta perdere tempo, inseguendo la polemica e dimenticando l'emergenza. Basta perdere tempo.

Eppure, a giudicare dalla mole di commenti, articolesse col ditino alzato, sfrucugliamenti nelle vite private altrui ma mai nelle proprie e dichiarazioni cariche di giudizi morali pelosi e ipocriti, di tempo da perdere ce n'era. E pure tanto.

La vita privata di un politico, anche nei momenti difficili e tragici, non può prescindere da spazi e momenti privati nei quali si può anche festeggiare (addirittura!) un compleanno. Il moralismo stucchevole di una certa sinistra è l'ultimo lascito di una visione illiberale del mondo, che vorrebbe allungare una cappa plumbea di tristezza sovietica sulle vite di tutti, ma preferibilmente su quelle degli altri. Specialmente se sono di destra. D'altronde sono gli stessi che durante il lockdown pretendevano di mandare gli ispettori nelle dimore degli italiani, per verificare se fossero attovagliati con congiunti o semplici conoscenti.

Nell'altro campo, per fortuna, nessuno si è mai sognato di questionare sul fatto che Pd-M5s e Cgil non dovevano andare in piazza a manifestare gioiosamente contro un fascismo inesistente e a cantare Bella Ciao, a pochi giorni da una strage di migranti drammaticamente reale. Le foto e i video ritraggono Schlein e Conte felici, abbracciati e sorridenti in posa di fronte ai fotografi, come è giusto e legittimo che sia. Certo, sarebbe stato più ragionevole fare un corteo contro i trafficanti di uomini o organizzare un compito sit-in. Ma sono scelte personali, seppur di soggetti pubblici e le difenderemo sempre. Di intrusioni politiche e morali nella case, nelle vite, negli affari e sotto le lenzuola ne abbiamo viste troppe negli ultimi trent'anni, ma non abbastanza da impedirci di esserne ancora disgustati. Specialmente se sono fatte con il bilancino del doppiopesismo. Perché se la premier socialdemocratica finlandese Sanna Marin balla scatenata a un party privato (in mezzo al conflitto ucraino), per la sinistra, è un esempio brillante dell'emancipazione femminile e della capacità di saper interpretare in modo moderno il proprio ruolo politico, se Salvini e la Meloni intonano La canzone di Marinella invece è uno scandalo epocale.

Una festa diventa subito un argomento di dibattito buono per sfoderare, con grandissimo compiacimento, il proprio arsenale di pubbliche indignazioni. Se queste sono le nuove armi del Partito Democratico targato Elly Schlein, puzzano già di vecchio. Ma, soprattutto, sono spuntate.

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