Sinistra con il vizio delle petizioni. Dal lavoro alle armi raccolgono firme ma non consensi

La raccolta firme è la nuova panacea per guarire tutti i mali dell'opposizione. E pazienza se, tra gli stessi promotori della petizione, ci sono differenze di approccio nei confronti del governo. Il campo larghissimo esulta per i risultati della campagna sul salario minimo

Sinistra con il vizio delle petizioni. Dal lavoro alle armi raccolgono firme ma non consensi
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La raccolta firme è la nuova panacea per guarire tutti i mali dell'opposizione. E pazienza se, tra gli stessi promotori della petizione, ci sono differenze di approccio nei confronti del governo. Il campo larghissimo esulta per i risultati della campagna sul salario minimo. Risolti i problemi di accesso al sito salariominimosubito.it, è una vigilia di Ferragosto all'insegna dell'entusiasmo. La cifra spot la snocciola nel primo pomeriggio Angelo Bonelli, co-portavoce dell'Alleanza tra Verdi e Sinistra Italiana. Lo fa, ancora una volta, con un video pubblicato sui social. «Mentre Meloni fa propaganda noi proseguiamo la nostra mobilitazione delle opposizioni con quasi 100mila firme già arrivate in poche ore per la petizione sul salario minimo subito», annuncia il deputato e leader degli ecologisti. Dal gruppo Avs festeggia anche Nicola Fratoianni, parlamentare eletto alla Camera e segretario di Sinistra Italiana. «Sul salario minimo il governo in questi mesi non ha fatto altro che rimandare, non sanno che risposta dare a milioni di persone - dice Fratoianni - è anche per questo, per dare forza a questa proposta di legge, che ci serve il contributo di tutte e di tutti». Il deputato di sinistra non fornisce numeri precisi, ma sottolinea: «La risposta degli italiani nelle prime 24 ore della raccolta firme è stata straordinaria». Poi annuncia la raccolta firme «in presenza». Ma «dopo Ferragosto».

Più sfumata la posizione del leader di Azione Carlo Calenda, che non esclude trattative con l'esecutivo di centrodestra guidato da Giorgia Meloni. «Andiamo avanti con la raccolta firme e con il negoziato con il governo. L'obiettivo è avere il salario minimo approvato entro la legge di bilancio», twitta l'ex ministro. Si fa sentire il deputato Riccardo Magi, segretario di +Europa: «Meloni volta le spalle al lavoro povero». Sul tema si prendono qualche ora di pausa Elly Schlein e Giuseppe Conte. Mentre il fondatore di Italia Viva Matteo Renzi insiste con la sua proposta sulla partecipazione dei lavoratori agli utili, accusa la premier di fare «la bella addormentata» e rilancia: «Aboliamo il Cnel».

L'ex rottamatore riflette sullo sport agostano delle petizioni: «Essendo agosto è scattata la tradizionale caccia alla raccolta di firme». A dare involontariamente ragione a Renzi ci pensa il sindacato autonomo Usb, che propone un'altra raccolta di firme: per il salario minimo a dieci euro all'ora anziché a nove. D'altronde quello delle petizioni è uno dei passatempi preferiti a sinistra. I Radicali ne hanno fatto un vero e proprio marchio di fabbrica. Dal no al nucleare all'aborto. Dai banchetti per l'eutanasia legale alle campagne referendarie sulla giustizia. Il Pd, invece, è stato capace di spaccarsi anche sulla raccolta firme per il referendum costituzionale promosso nel 2016 da Renzi, allora premier e segretario dem. Sette anni fa i parlamentari della sinistra del Pd non sottoscrissero la richiesta di consultazione. Una parte dei progressisti, all'epoca, ci diede dentro con i banchetti e le firme popolari per bocciare la riforma Boschi. E poi ci sono i grillini, veri professionisti delle petizioni. Le ultime che hanno sostenuto sono state per il No all'autonomia differenziata e per lo stop all'invio di armi all'Ucraina. Beppe Grillo tre anni fa si è esaltato per la raccolta firme sul Reddito di base universale. Tornando al Pd, iconica di una stagione aggressiva è stata la chiamata alle armi del 2011 «per mandare a casa Berlusconi» a suon di firme.

E nemmeno Azione si è fatta mancare la sua petizione, lanciata a giugno scorso. L'obiettivo dei calendiani? Il sì alle centrali nucleari anche in Italia. Una posizione molto diversa da quella dei nuovi alleati del campo largo del salario minimo.

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