Solidarietà e condanna per l'attentato. Tajani: "Ma Tel Aviv fermi gli attacchi"

Il governo italiano teme che dopo i fatti di ieri il percorso negoziale si faccia ancora più difficile. Crosetto: la decisione di fermare la guerra a Gaza è nelle mani di un uomo e si chiama Netanyahu

Solidarietà e condanna per l'attentato. Tajani: "Ma Tel Aviv fermi gli attacchi"
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da Roma

Una "ferma condanna" del brutale attentato terroristico a Gerusalemme e l'auspicio che si arrivi a una "soluzione politica per dare pace e stabilità al Medio Oriente". Con un non detto: il timore che i fatti di ieri inneschino una spirale di ritorsioni e rendano ancora più impervio un percorso negoziale che possa portare a un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Una preoccupazione avvalorata dal fatto che Hamas ha subito celebrato come "eroi" i due attentatori palestinesi che hanno ucciso sei persone, mentre Benjamin Netanyahu ha replicato dicendo che "Israele sta combattendo contro il male assoluto" e che "la guerra a Gaza continuerà fino alla distruzione di Hamas".

A Palazzo Chigi, come peraltro in tutte le principali cancellerie occidentali, si teme insomma che l'attentato di ieri alimenti ulteriormente gli estremismi e allontani qualsiasi ipotesi di de-escalation.

È il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani a solidarizzare con Tel Aviv subito dopo l'attentato. "Il terrorismo - dice - non può prevalere in nessun modo e lo combatteremo senza alcuna incertezza. Basta violenza, basta guerra. La priorità rimane quella di un immediato cessate il fuoco, di una rapida soluzione politica che porti a due popoli-due Stati per dare pace e stabilità al Medio Oriente". Un auspicio d'obbligo, ma che in queste ore sembra davvero una sorta di chimera. Lo sa bene il ministro degli Esteri, che infatti non nasconde come "le vittime civili sono sempre qualcosa che crea problemi per la costruzione della pace". "Come lo sono quelle palestinesi, così lo sono quelle israeliane", aggiunge nel pomeriggio Tajani in un punto stampa a Milano a margine di un evento di Assolombarda. Un modo per dire quello che tutti pensano. E cioè che era inevitabile che ci fosse un qualche tipo di reazione a quella che ormai da molti mesi non sembra più essere solo una risposta al tragico attacco di Hamas del 7 ottobre, ma un vero e proprio tentativo di radere al suo Gaza senza distinzione tra terroristi, civili e bambini, colpendo direttamente persino gli ospedali. "Condanniamo gli attacchi terroristici contro i civili in Israele - dice Tajani - ma il popolo palestinese ha diritto ad avere un suo Stato". "E in quest'ultima fase - conclude - Israele ha sbagliato perché è andato al di là dei limiti della reazione giustificata e proporzionata".

Una posizione su cui concorda anche Guido Crosetto. "Penso al futuro di Israele - dice il ministro della Difesa - dopo che sarà cresciuto l'odio in una popolazione dove molti non facevano parte di Hamas, anzi li odiavano considerandoli terroristi. Ecco, non vorrei che la spada usata in certi territori e in certi momenti fosse come la spada mitologica per tagliare le teste all'Idra". Perché, "è inutile tagliare una testa se poi ne rinascono tre". Insomma, è l'auspicio di Crosetto, "occorre fermare la spada e ragionare" piuttosto che "continuare a tagliare quando vediamo che questi tagli alimentano soltanto l'odio". Secondo il ministro della Difesa, dunque, "la guerra a Gaza e la decisione di terminarla sono nelle mani di un uomo, così come è per la guerra in Ucraina". E "in un caso si chiama Netanyahu, nell'altro Putin".

Sull'attentato di ieri è intervenuto anche l'altro vicepremier Matteo Salvini ("basta odio, basta terrorismo e basta morti, bisogna lavorare per la liberazione degli ostaggi rapiti dai tagliagole islamici e liberare la popolazione civile di Gaza dalle sofferenze e dall'oppressione di Hamas"), mentre il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi fa sapere che "non ci sono elementi concreti imminenti", ma bisogna fare "attenzione ai toni estremi" perché "il rischio di emulazione è reale".

Giorgia Meloni - come pure tutto il partito di FdI - preferisce la via del silenzio.

Lo stesso, peraltro, hanno fatto il cancelliere tedesco Friedrich Merz e il primo ministro britannico Keir Starmer, che - come Meloni - hanno espresso condanna e solidarietà attraverso i rispettivi ministri degli Esteri.

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