La solidarietà del mondo non commuove Tel Aviv. Saar: "È colpa dei leader". Parigi: "Parole oltraggiose"

Accuse a Macron, Starmer e Carney: "Da loro una campagna velenosa"

La solidarietà del mondo non commuove Tel Aviv. Saar: "È colpa dei leader". Parigi: "Parole oltraggiose"
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La prima condanna arriva da Donald Trump: «Questi orribili omicidi, basati ovviamente sull'antisemitismo, devono finire, ORA!», scrive su Truth il presidente statunitense, secondo cui «odio e radicalismo non hanno posto negli Stati Uniti». Poco dopo segue il segretario di stato Marco Rubio: «Condanniamo con la massima fermezza l'omicidio di due membri dell'ambasciata israeliana a Washington. Le nostre preghiere sono con i loro cari».

Poi minuto dopo minuto, ora dopo ora, tutto il mondo si unisce nell'abbraccio a Israele per l'esecuzione dei due diplomatici a Washington. Da Londra (di «spaventoso attacco antisemita» parla il ministro degli Esteri, David Lammy), da Parigi (il ministro degli Esteri Jean-Noël Barrot, etichetta l'attentato come «un atto odioso di barbarie antisemita»), da Roma («sono vicino allo Stato d'Israele per il tagico assassinio di due giovani dipendenti dell'ambasciata israeliana a Washington. Scene di terrore e violenza da condannare con forza», dice il ministro degli Esteri Antonio Tajani), da Berlino (il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha condannato «fermamente l'atto atroce» di mercoledì sera»), da New York («nulla può giustificare un atto così orribile», taglia corto il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres).

Potrebbe finire qui, in un minuetto di solidarietà, come spesso accade in questi casi. Ma da Gerusalemme non arrivano ringraziamenti di circostanza. Il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, rimanda al mittente le attestazioni di vicinanza: «L'attentato di Washington è frutto della «selvaggia istigazione contro Israele». Netanyahu ha annunciato un severo rafforzamento della sicurezza nelle missioni diplomatiche del Paese in tutto il mondo e ieri ha parlato «con i genitori di Yaron Lishinsky e Sarah Milgrom, i due membri dello staff dell'ambasciata israeliana assassinati nell'attentato antisemita a Washington», come ha riferito l'ufficio del premier. «Durante la conversazione, Netanyahu ha espresso le sue più sentite condoglianze: tutto il popolo di Israele condivide il vostro dolore».

Il clima è da regolamento di conti. Il ministro degli Esteri Gideon Saar ci va giù duro: «La campagna velenosa e tossica che si è intensificata dopo il 7 ottobre nel mondo spiana la strada all'omicidio. I leader mondiali si fermino con le false accuse. Le trame contro di noi hanno trasformato il sangue ebraico in immondizia». Più esplicito ancora l'altro ministro ministro israeliano, quello degli Affari della diaspora Amichai Chikli, che su X chiama in causa «per quello che è successo a Washington anche i leader irresponsabili dell'Occidente che sostengono l'odio verso Israele». E poi fa i nomi: «Il presidente Emmanuel Macron, il premier Keir Starmer, il primo ministro canadese Mark Carney hanno tutti incoraggiato, in modi diversi, le forze del terrore senza tracciare linee rosse morali. Questa codardia viene pagata dal sangue ebraico». Un'accusa diretta che suscita la reazione sdegnata della Francia.

Il portavoce del ministero degli Esteri di Parigi, Christophe Lemoine, ricorda che «la Francia ha condannato, la Francia condanna e la Francia continuerà a condannare sempre e senza ambiguità alcuna ogni atto antisemita» e a proposito delle accuse che arrivano da Israele parla di «dichiarazioni perfettamente oltraggiose e perfettamente ingiustificate».

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