
Si va dal pollice in su "a metà" di Emmauel Macron, stressato dalla crisi interna della sua presidenza, al via libera totale di Germania e Turchia, passando per un Qatar che ha ormai assunto il ruolo di player silenzioso e decisivo per molte partite. Le reazioni internazionali al piano-Trump per Gaza sono focalizzate su alcune parole chiave. Da un lato Macron si è congratulato con il presidente Usa, ma poi ha osservato che "l'accelerazione della colonizzazione in Cisgiordania è una minaccia esistenziale" per lo Stato di Palestina. L'occasione è la conferenza dei ministri degli Esteri europei e arabi sul futuro di Gaza, dove probabilmente il numero uno dell'Eliseo si vede sorpassato da altri leader. Per cui aggiunge che "non è solo inaccettabile e contrario al diritto internazionale, alimenta tensione, violenza e instabilità e, di fatto, contraddice il piano americano e la nostra ambizione collettiva di creare una regione pacifica". Non molti lo hanno seguito, in verità.
Futuro è invece il concetto cerchiato in rosso dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che punta alla ricostruzione a Gaza. Non solo, ha detto, la Turchia prenderà parte agli sforzi per monitorare l'attuazione della cessazione del fuoco a Gaza concordato da Israele e Hamas, ma contribuirà anche alla ricostruzione, di fatto un ambito di azione dove sarà coinvolta anche l'Italia. Incoraggiante invece è l'aggettivo scelto dal Cancelliere tedesco Friedrich Merz per commentare il piano, di fatto mettendosi nel solco del ragionamento fatto a più riprese da Giorgia Meloni: "Non è ancora finalizzato ha osservato ma gli sviluppi sono incoraggianti. Siamo fiduciosi che si possa raggiungere una soluzione questa settimana". All'insegna dell'ottimismo è il commento del primo ministro indiano, Narendra Modi, che ha scritto su X: "Ho parlato con il mio amico, il presidente Trump e mi sono congratulato con lui per il successo dello storico piano di pace per Gaza".
Soddisfazione è stata espressa anche da due paesi che stanno giocando un ruolo diverso rispetto al passato, con un peso geopolitico maggiore, come Marocco e Algeria. Da un lato il Ministro degli Esteri marocchino, Nasser Bourita, ha spiegato che "gli instancabili sforzi e l'impegno personale del Presidente Donald Trump hanno contribuito in modo decisivo al raggiungimento di questo risultato auspicabile, e ha inoltre apprezzato gli sforzi persistenti di tutti i mediatori coinvolti", con un preciso riferimento al lavorìo sotterraneo di soggetti come Qatar, Turchia, Egitto.
Il ministero degli esteri algerino considera il piano una base programmatica per il futuro, nella speranza che "questo progresso apra la strada verso una soluzione pacifica, duratura e definitiva della questione palestinese". Tra i mediatori spicca il governo del Cairo, che ieri ha ospitato un vertice tra il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, l'inviato per il Medio Oriente del presidente statunitense Donald Trump, Steve Witkoff, e il suo genero Jared Kushner alla presenza di Hassan Rashad, capo dell'intelligence generale egiziana. Al Sisi si è complimentato per gli sforzi di Trump per la pace, assicurando che "il Cairo auspica una continua cooperazione con Washington per l'attuazione pratica".
Proprio l'Egitto ospiterà la prossima settimana una conferenza di alto livello per il futuro di Gaza.Infine il Qatar, che assieme a Turchia, Israele, Stati Uniti ed Egitto si impegna a recuperare i resti degli ostaggi deceduti a Gaza. Dei 251 ostaggi rapiti il 7 ottobre 2023, solo 148 sono tornati a casa vivi.