
Un sorpasso storico. Ieri mattina il Btp decennale rendeva un punto base in meno dell'omologo francese, l'Oat. Per qualche ora i nostri titoli hanno offerto il 3,58% contro il 3,59% dell'omologo transalpino. L'ex "malato d'Europa" per qualche ora è risultato più affidabile sulla lunga scadenza rispetto alla seconda economia del Vecchio Continente. Poi in chiusura dei mercati i due titoli si sono riallineati e lo spread nei confronti del Bund tedesco si è attestato per entrambi a quota 85 al 3,57 per cento.
L'inversione dei rendimenti è già un dato di fatto sulle scadenze più brevi come due o cinque anni, segno che Roma è ritenuta meno rischiosa nel breve termine rispetto a Parigi. Vale la pena ricordare il perché. L'Italia ha ottenuto quest'anno promozioni da parte di tutte le principali agenzie di rating ed è ora in fascia "BBB+" a un passo dalla "singola A", la porta verso le valutazioni di sostanziale solidità. Merito delle politiche del ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, che porterà quest'anno il Paese a uscire dalla procedura d'infrazione Ue riportando il deficit/Pil al 3% con dodici mesi di anticipo sulle previsioni e che ha già conseguito l'anno scorso un avanzo primario, unico tra i Paesi Ue.
La Francia, invece, è in una situazione peggiore di quella italiana nella grande crisi 2009-2011. Il deficit/Pil è atteso quest'anno al 5,4%. Lecornu ha alzato bandiera bianca come ha fatto il predecessore Bayrou che puntava a un 4,7% nel 2026 attraverso una manovra lacrime e sangue da 44 miliardo di euro. I francesi non hanno voluto tagliarsi nemmeno due giorni di festività nazionali e comunque la pressione fiscale non può essere aumentata perché è la più alta dell'Eurozona (47,3%). Ora l'instabilità politica li mette in balia dei mercati. Secondo le proiezioni Fmi, il debito potrebbe salire al 120% del Pil nel 2027 e al 135% nel 2034, avvicinandosi pericolosamente ai valori italiani. Ma, con una differenza, in Italia il debito è atteso calare dal 2027 dopo la fine dell'effetto Superbonus, mentre Macron prima di lasciare l'Eliseo qualcosa dovrà inventarsi, giusto per non essere come le Président qui a tué la France (il presidente che ha ucciso la Francia, economicamente s'intende).
Le Borse europee hanno risentito pesantemente del clima politico. Parigi è stata la peggiore cedendo l'1,36%, Milano ha contenuto le perdite a -0,26%, mentre Francoforte è rimasta sostanzialmente invariata. Le azioni delle banche francesi sono state particolarmente colpite a causa della loro consistente esposizione ai titoli di Stato domestici. Société Générale ha perso il 4,2%, Crédit Agricole il 3,4% e Bnp Paribas il 3,2%, trascinando al ribasso l'intero comparto bancario europeo. Secondo gli esperti di Rbc BlueBay, la probabilità di elezioni anticipate in Francia è salita al 55%, uno scenario che potrebbe spingere lo spread Oat-Bund fino a 100 punti base.
L'instabilità non è limitata all'Eurozona. I mercati globali sono agitati dalla crescente tensione geopolitica. Il prezzo del gas al Ttf di Amsterdam è balzato del +5,7%, superando i 33 euro/Megawattora.
A spingere le quotazioni sono stati sia i raid russi contro le infrastrutture del gas in Ucraina sia le previsioni meteo che anticipano un clima più freddo. L'oro, bene rifugio per eccellenza, è a un passo dal nuovo record storico di 4mila dollari l'oncia. Ecco perché se Parigi crollasse, nessuno in Europa potrebbe giovarsene.