
Novanta minuti di audizione davanti alle commissioni congiunte di Esteri e Difesa per dire che la Russia è ormai in "economia di guerra" e che l'Europa deve assumersi le sue responsabilità perché non può più pensare di essere "protetta" solo dagli Stati Uniti. I ministri Antonio Tajani e Guido Crosetto riferiscono in Parlamento sulle conclusioni del vertice Nato che si è tenuto la scorsa settimana a L'Aja e ribadiscono che la decisione di portare le spese per difesa e sicurezza al 5% del Pil entro il 2035 è "un passo coraggioso e necessario per proteggere la nostra libertà e i nostri valori". È giunto il momento, dice Tajani, di "compiere un salto di qualità per realizzare il pilastro europeo della Nato e in prospettiva una difesa europea integrata". Una "scelta indispensabile", aggiunge Crosetto, dettata dalla preoccupazione condivisa con gli Alleati per la "crescente minaccia della Russia". Considerata concreta dai servizi di intelligence dei principali Paesi europei, con un alto livello di allerta soprattutto nelle zone a ridosso del confine russo: dalla Norvegia alla Polonia, passando per Finlandia e Baltici. In effetti, i numeri che snocciola il ministro della Difesa fanno impressione. "Per il solo 2025 - spiega - Mosca potrà disporre di oltre 1500 carri armati, 3000 corazzati, 400 missili Iskander, migliaia di missili di vario tipo, decine di migliaia di bombe aeree e oltre un milione di droni. Arriveranno a 1,6 milioni i militari effettivi e a 5 milioni le riserve". Cui potrebbero aggiungersi altri "25-30mila soldati nordcoreani". Secondo Crosetto, peraltro, l'economia di guerra assorbe il 43% della spesa russa ma "gran parte degli armamenti viene assegnata a riserve strategiche e non ci sono segnali di una riconversione dell'industria a usi civili". Un elemento che non fa che avvalorare i timori di chi non esclude che Vladimir Putin possa nei prossimi anni decidere di allargare il conflitto. Soprattutto nel caso di un disimpegno americano nell'area. Ragione per cui Tajani non esclude ulteriori sanzioni, così da "mantenere la pressione su Mosca" e "accrescere i costi imposti alla Russia per la prosecuzione di questa guerra". Insomma, Putin fa paura e l'aumento delle spese militari al 5% del Pil entro il 2035 "è stato indispensabile". "Un passo coraggioso e necessario per proteggere la nostra libertà, i nostri valori e per garantire maggiore sicurezza ai nostri cittadini", spiega il ministro degli Esteri. Un incremento "sostenibile" e che "non intaccherà la spesa sociale".
Le parole di Tajani e Crosetto, però, accendono le opposizioni, Sel e M5s su tutti. L'ex premier Giuseppe Conte dà degli "irresponsabili" ai due ministri che "hanno sottoscritto in piena sudditanza" l'accordo voluto dalla Nato. E attacca: "Sottoscrivete il 5% del Pil di spese militari e venite a raccontarci che non ci saranno conseguenze per il nostro welfare. Ma perché prendete in giro gli italiani? Come fate a dire che non ci saranno conseguenze? Abbiamo 5,7 milioni di poveri, siamo in una situazione disastrata". Poi, l'affondo sul Medio Oriente.
"Quando parla di Gaza Tajani sembra il rappresentante di una ong, ma noi facciamo politica", dice Conte rivolgendosi al ministro degli Esteri. Che ribatte secco: "Io non faccio parte di nessuna ong, cerco di salvare - grazie a trattative politiche - il maggior numero possibile di palestinesi, perché questi sono fatti. La propaganda è altro".