"È stata massacrata, ma Pamela è viva"

Le parole della madre della ragazza in chiesa. Davanti alla bara i fiori di Luca Traini

"È stata massacrata, ma Pamela è viva"

C'è pure il cuscino di fiori della «Comunità Nigeriana». C'è anche la corona firmata da quel fuori di testa di Luca Traini che, dopo l'omicidio di Pamela Mastropietro, si mise a sparare contro i migranti per «vendicare» la ragazza romana. Ieri, davanti alla chiesa Ognissanti di via Appia Nuova a Roma, i genitori della 18enne massacrata il 30 gennaio in un appartamento di Macerata da una banda di criminali nigeriani, accettavano tutto e tutti. Accettavano le condoglianze, i baci, gli abbracci, la solidarietà (sì quella sincera, sia quella ipocrita).

Solo una cosa la famiglia di Pamela non accetterà mai: che resti impunito chi ha ucciso una ragazza debole, speculando proprio sulla sua debolezza. Un omicidio con modalità horror: un corpo violentato, poi tagliato a pezzi, ripulito per non lasciare tracce, rinchiuso in due valigie, infine buttato in una scarpata. Come fosse un rifiuto. Per questo scempio sono in carcere tre nigeriani: c'è chi dice che il maggiore indiziato abbia fatto tutto da solo, c'è invece chi giura che un ruolo importante lo abbiano avuto anche gli altri suoi due connazionali. Ma questo dovrà accertarlo il processo, quando Procura e Gip si decideranno a trovare una linea comune che, almeno finora, non è risultata tale. Tanto che il caso rimane aperto e le indagini proseguono. Ma di questo si tornerà a parlare oggi. Ieri no. Ieri era il giorno dei funerali, giunti finalmente dopo tre mesi in cui il cadavere sezionato di Pamela è rimasto «a disposizione degli inquirenti», come si usa dire ricorrendo a una formula che non lascia spazio alla pietà. Di pietà, per onorare il ricordo di Pamela, ce ne vuole invece tanta. Una pietà che ieri, per fortuna, non è mancata. La mamma, il padre e lo zio di Pamela sono stati esemplari nel vivere la dignità del dolore, ricorrendo a parole misurate; scevre da quell'odio che, in una vicenda terribile come questa, sarebbe pure comprensibile. Nella chiesa, in prima fila, c'è la sindaca di Roma Virginia Raggi (che intesterà una via a Pamela) e il sindaco di Macerata Romano Carancini: entrambi hanno proclamato il lutto cittadino. Tra gli esponenti politici arrivati per le condoglianze Giorgia Meloni, Maurizio Gasparri, Domenico Gramazio e Stefano Fassina.

Davanti l'altare la bara bianca della ragazza coperta da un grosso cuscino di rose rosse dei genitori, una sua foto sorridente e un palloncino a forma di cuore rosa con su scritto «Ciao Pamela».

Un piccolo corteo funebre aveva accompagnato Pamela fin davanti la chiesa per la camera ardente prima dei funerali. Ad attendere il feretro, una folla di amici. All'esterno della parrocchia uno striscione rosa: «Manchi ma ci sei, infinitamente nei nostri cuori».

«Hai meritato il paradiso e non tutti se lo possono permettere - il commosso ricordo della mamma -. Anche se ti hanno fatto un male atroce tu sei viva alla faccia di tutte quelle persone che ti hanno massacrata. Questo, amore, non è un addio. Un giorno ci rincontreremo e sarà per sempre. Ti amo Pamy».

«Lotteremo fino in fondo affinché Pamela

trovi giustizia - ha ribadito lo zio, che è anche il legale di famiglia -. Lo faremo per lei per i suoi cari e per tutto il mondo civile, perché questa è la battaglia di tutto il mondo civile contro quello della barbarie».

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