Lo Stato palestinese va all'Onu. Gli Usa: "Trovata pubblicitaria"

Al Palazzo di vetro la conferenza sui "due Stati" presieduta da Francia e Arabia. Grandi assenti: Washington e Tel Aviv

Lo Stato palestinese va all'Onu. Gli Usa: "Trovata pubblicitaria"
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L'anomalia la rimarca il viceministro degli Esteri giordano Ayman Safadi: "I palestinesi sono pronti a negoziare oggi, ma non abbiamo un partner israeliano con cui farlo". Israele è infatti, insieme agli Stati Uniti, il grande assente alla conferenza Onu, presieduta da Francia e Arabia saudita, sulla soluzione a due Stati che si è aperta a New York, dopo il rinvio avvenuto a giugno a causa dell'attacco israeliano all'Iran. E non poteva essere altrimenti, visto come il governo Netanyahu ha escluso categoricamente che il tema possa persino essere dibattuto a un anno e mezzo dal 7 ottobre, definendolo "un premio al terrorismo".

Eppure la questione è tornata prepotentemente al centro del dibattito internazionale dopo la presa di posizione della Francia di Emmanuel Macron, che ha annunciato di voler fare il grande passo a settembre, seguendo le orme di Spagna, Irlanda e Norvegia. Sul tema si è pronunciato di nuovo il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede: "Il riconoscimento non è prematuro, noi lo abbiamo già fatto", ha tagliato corto. Non è un caso che anche il primo ministro del Regno Unito, Keir Starmer, pressato da 220 deputati che rappresentano oltre un terzo della Camera dei Comuni, parli ormai di un piano di pace da sottoporre agli alleati e che contemplerebbe come opzione ultima la nascita dello Stato palestinese, pur avendo il leader laburista ammesso che ci sono ancora molti aspetti da considerare.

Ma a infrangere ogni speranza che il dibattito di New York possa avere sviluppi seri arriva la dichiarazione durissima degli Stati Uniti, che tramite la portavoce del Dipartimento di Stato, Tammy Bruce, definiscono l'appuntamento una "trovata pubblicitaria" e attaccano frontalmente il presidente Macron, già liquidato sul tema da Donald Trump come un "bravo ragazzo", le cui parole però "non contano nulla". "Il suo riconoscimento di uno Stato palestinese - insiste Washington - è stato ed è controproducente. Incoraggia Hamas e il suo ostracismo al cessate il fuoco e indebolisce notevolmente i nostri sforzi diplomatici per porre fine alle sofferenze a Gaza, liberare gli ostaggi e guidare l'intero Medio Oriente verso un futuro più luminoso e prospero".

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha già detto la sua giorni fa: l'Italia non è contraria ma "il riconoscimento dello Stato di Palestina, senza che ci sia uno Stato della Palestina, potrebbe addirittura essere controproducente". Nonostante il pressing di oltre 40 ambasciatori che hanno scritto alla premier per invitarla all'annuncio, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ribadisce la posizione italoama: "Sono favorevole a riconoscere lo Stato palestinese ma prima va costruito". E ancora: "Lavoriamo per costruire lo Stato palestinese che riconosca Israele e che sia riconosciuto da Israele". Parigi insiste: "Non c'è alternativa alla soluzione dei due Stati per risolvere il conflitto israelo-palestinese".

I contrasti allontanano la speranza che dalle parole si passi a soluzioni condivise.

Eppure il presidente dell'Autorità nazionale palestinese, Mahmoud Abbas, si rallegra del traguardo, convinto che la conferenza porti con sé "una promessa per la popolazione palestinese, cioè che le ingiustizie che ha subìto finiranno, e un messaggio sul fatto che il mondo sostiene la nostra libertà e dignità nella nostra terra (...) e che i palestinesi non sono condannati a un'occupazione permanente".

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