Fabbrica Italiana Automobili Torino: Fiat. Un acronimo in cui forse la lettera più importante è l'ultima, la t: Torino. Il regno della famiglia Agnelli dove l'Avvocato distribuiva panem (con la fabbrica) e circenses (con la Juventus). Un regno con il suo Lingotto, uno dei tre edifici al mondo ad avere un circuito sul tetto, e la sua corte a Villar Perosa. Muore l'avvocato, arriva il manager di grande fama: Sergio Marchionne. Vede più in profondità di altri la crisi dell'auto e rileva una Chrysler sofferente. Punta a Opel ma non c'è nulla da fare. Resta a Torino ma guarda al mondo, agli Usa e all'Europa. Mette le basi per quella che sarà Stellantis, ma a controllo italiano. Marchionne però morirà più in fretta dei suoi sogni. È il 2018. Tre anni dopo verrà fondato il nuovo gruppo, oggi guidato da John Elkann e che si prepara a smantellare quella t perché Mirafiori, dove ha sede la storica fabbrica della Fiat è chiusa. Ancora una volta. Fino all'8 gennaio, dicono. Ma rischia di esserlo per sempre. E, a risentirne pesantemente, è la città. Tutta.
Barbara Graffino, presidente del Gruppo Giovani Imprenditori dell'Unione Industriali, non si sottrae alle domande del vicedirettore del Giornale, Osvaldo De Paolini, e dalla collega Hoara Borselli. Ma propone una sua visione di quanto sta accadendo. «Bisogna partire dalla fuga dei cervelli e, soprattutto, dobbiamo capire come trattenerli perché, spesso, all'estero, sono allettati da grandi opportunità». E aggiunge: «In questi ultimi anni sono stati fatti molti interventi per formare persone capaci, un po' meno per trattenerle. Quale presidente dei Giovani ho quindi cercato di costruire più progettualità perché ci deve essere una filiera. È necessario creare un mindset più innovativo nelle aziende perché è quello che gli studenti cercano». Quanto alla profonda crisi che sta vivendo Stellantis, «il dramma è soprattutto del 90% delle aziende piemontesi per lungo tempo legate alla Fiat. Negli ultimi anni sono successe molte cose. Non si tratta solamente della crisi di Stellantis, ma di tutto il mondo dell'automotive. Ma oggi ci sono filiere nuove che vanno incoraggiate, come quella legata alle attività spaziali. C'è stata una presa di coscienza che il know how, indipendentemente da Stellantis, può essere convertito in altri settori. Non tutti ce l'hanno fatta, è vero». Per farlo - sostiene Graffino - è necessario guardare all'innovazione e al futuro con ottimismo. «È il miglior modo per non avere paura delle cose. Siamo uno spazio importante a livello europeo e la politica deve fare qualcosa dando priorità innanzitutto all'istruzione. Torino è una città che è stata ed è tuttora una fucina di innovazione e dove sono nate moltissime invenzioni».
Di
quella t oggi si sente la mancanza. Sembra di essere tornati agli inizi quando la Fiat era solo Fia. La Fabbrica Italiana di Automobili. Monca non solo di una lettera ma di un territorio, parola che non a caso inizia con la t.
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